frasi Freud
La vita in Aforismi

Freud frasi: 326 frasi celebri e immagini sullo psicoanalista più famoso del XX secolo.

Freud è stato uno psicoanalista di grande rilievo perché ha rivoluzionato il modo di pensare, interpretando i fenomeni della psiche. Scopriamo le frasi di Freud più famose e le immagini con i suoi pensieri.

Freud frasi

Fondatore della teoria psicoanalitica, Sigmund Freud iniziò a ricercare le spiegazioni sul comportamenti umano interpretando i processi della vita psichica degli individui. Sicuramente i suoi studi hanno dato origine a una nuova corrente psicoanalitica, anche se, nel corso degli anni, non sono mancate le critiche alla sua teoria. Di seguito sono elencate le frasi di Freud più famose e più ricercate come le frasi di Freud sulla depressione, sull’amore, sulla vita e molto altro ancora.

Aforismi Freud

Freud fu un uomo che fin da giovanissimo amò sperimentare, studiare ed informarsi in campo medico-scientifico. Nel corso della sua vita s’interessò tantissimo dei processi inconsci, questo gli portò clamore e ben presto si diffusero le frasi di Freud. Qui di seguito sono raccolti i migliori aforismi di Freud: frasi sull’io, sull’inconscio e sullo psicologo.

Qualsiasi impressione, anche la più insignificante, lascia una traccia inalterabile, che può rivivere.

L’umorismo è il più eminente meccanismo di difesa.

Che nel lapsus si affermi proprio quell’idea che si vorrebbe escludere, è fatto molto comune.

La ragione per cui la ricchezza non porta la felicità sta nel fatto che il denaro non è un concetto infantile.

Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale.

La libertà non è un beneficio della cultura: era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subito restrizioni con l’evolversi della civiltà.

Nel profondo del mio cuore non posso fare a meno di convincermi che i miei cari compagni uomini, con poche eccezioni, sono inutili.

Il mito del re Edipo, che uccise suo padre e sposò sua madre, rivela, con una piccola modificazione, il desiderio infantile, che più tardi viene rifiutato dalla lotta contro l’incesto. L’Amleto di Shakespeare è ugualmente incentrato nel complesso dell’incesto, ma sotto un profilo psicologico migliore.

Proprio l’imperiosità del comando “non uccidere” ci assicura che discendiamo da una serie lunghissima di generazioni di assassini i quali avevano nel sangue, come forse ancora abbiamo noi stessi, il piacere di uccidere.

Se qualcuno giunge al punto di accettare acriticamente tutte le assurdità che le dottrine religiose gli trasmettono, e perfino di ignorarne le contraddizioni vicendevoli, la sua debolezza intellettuale non deve stupirci oltremodo.

L’uomo energico, l’uomo di successo, è colui che riesce, a forza di lavoro, a trasformare in realtà le sue fantasie di desiderio.

Sempre, quando esiste la prospettiva di ricevere uno schiaffo, il vero masochista porge la guancia.

Eroe è colui che coraggiosamente si leva contro il padre e alla fine lo supera.

La folla è un gregge docile incapace di vivere senza un padrone. È talmente desiderosa di obbedire che si sottomette istintivamente a colui che le si pone a capo.

L’umorismo non è rassegnato, ma ribelle, rappresenta il trionfo non solo dell’Io, ma anche del principio del piacere, che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali.

C’è una storia dietro ogni persona. C’è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali e alcune volte è impossibile cambiarli.

Nel capo del gruppo s’incarna sempre il padre tanto temuto, il gruppo vuole essere dominato da una potenza illimitata, è estremamente avido di autorità, ha sete di sottomissione. Il padre primitivo rappresenta, dopo aver preso il posto dell’ideale dell’Io, l’ideale della massa che domina l’individuo.

La psicoanalisi ci ha insegnato a riconoscere l’interconnessione esistente tra complesso paterno e fede in Dio, ci ha indicato che il Dio personale non è altro, psicologicamente, che un padre innalzato, e ci pone ogni giorno sotto gli occhi i casi di giovani che perdono la fede religiosa appena vien meno in loro l’autorità paterna.

La religione è un’illusione, corrisponde, secondo un’impostazione classicamente illuministica, al trattenersi dell’umanità in una condizione di minorità: in una condizione infantile di un umano che continua a delegare ad altri, alla figura paterna (ma anche materna) del Dio, il possibile soddisfacimento dei propri bisogni, anziché approdare alla maturità adulta dell’autonomia umana, ovvero la gestione, responsabile in prima persona, della propria bisognosità.

Come possiamo arrivare a conoscere l’inconscio? Naturalmente lo conosciamo soltanto in una forma conscia, dopo che si è trasformato o tradotto in qualcosa di conscio.

I giudizi di valore degli uomini sono guidati esclusivamente dai loro desideri di felicità, sono quindi un tentativo di argomentare le loro illusioni.

La nostra più personale esperienza quotidiana ci fa costatare l’esistenza tanto di idee improvvise di cui non conosciamo l’origine quanto di risultati intellettuali la cui elaborazione ci è rimasta oscura.

L’onnipotenza dell’uomo non trova più posto nella visione scientifica del mondo, giacché egli ammette la propria piccolezza, è rassegnato alla morte ed è sottomesso a tutte le necessità della natura. Tuttavia una parte dell’originaria credenza nella propria onnipotenza sopravvive con la fiducia nella potenza dell’intelletto umano, che impugna le leggi della realtà.

Gli uomini non amano spontaneamente il lavoro e le argomentazioni non possono nulla contro le loro passioni.

Nessun mortale può mantenere un segreto: se le labbra restano mute, parlano le dita.

La civiltà è una cosa imposta a una maggioranza recalcitrante da una minoranza che ha saputo appropriarsi degli strumenti del potere e della coercizione.

Quanto sperimentiamo in fatto di umana disonestà ha a che fare con la coercizione. Innumerevoli uomini civili, che indietreggerebbero inorriditi di fronte all’omicidio o all’incesto, se sono sicuri di rimanere impuniti, non si precludono il soddisfacimento della loro avidità, della loro smania aggressiva, delle loro bramosie sessuali e non si astengono dal danneggiare gli altri con la menzogna, l’inganno, la calunnia; e così è certamente stato sempre, fin dagli albori della civiltà.

Non si muore perché ci si ammala, ma ci si ammala perché fondamentalmente bisogna morire.

Nell’impossibilità di poterci veder chiaro, almeno vediamo chiaramente le oscurità.

Il medico dovrebbe essere opaco per i suoi pazienti e, al pari di uno specchio, mostrare loro null’altro che ciò che viene mostrato a lui.

Le rappresentazioni religiose sono scaturite dallo stesso bisogno che ha generato tutte le altre acquisizioni della civiltà, ossia dalla necessità di difendersi contro lo schiacciante strapotere della natura.

Perciò la differenza tra me e un uomo superstizioso consiste in questo: io non credo che un avvenimento verificatosi senza alcuna partecipazione della mia vita psichica possa rivelarmi cose arcane sul futuro; credo invece che un’espressione non intenzionale della mia vita psichica possa rivelarmi qualcosa di ignoto che, in fondo, appartiene solo alla mia vita psichica.

Il mio è l’atteggiamento esattamente opposto a quello del superstizioso; egli, non sapendo nulla della motivazione degli atti casuali e degli atti mancati, crede nella casualità psichica; è portato ad attribuire al caso esterno un’importanza che si manifesta nella realtà futura, ed a vedere nel caso un mezzo d’espressione di qualcosa che è nascosto nella realtà.

Si ricorre al motto tendenzioso con speciale predilezione per poter aggredire e criticare persone altolocate che pretendono di esercitare un’autorità. In questi casi il motto è una ribellione contro questa autorità, una liberazione dall’oppressione che essa esercita.

Inevitabilmente tutti i grandi uomini conservano qualcosa di infantile.

La massa è impulsiva, mutevole e irritabile. È governata quasi per intero dall’inconscio. A seconda delle circostanze gli impulsi cui la massa obbedisce possono essere generosi o crudeli, eroici o pusillanimi.

Noi, uomini di poca fede, non possiamo che invidiare quei ricercatori convinti dell’esistenza di un essere supremo! Per questo grande Spirito il mondo non fa problema, dal momento che egli stesso ha creato tutte le sue istituzioni. Quanto sono complete, esaustive, definitive le dottrine del credente rispetto ai faticosi, miseri e frammentari tentativi di spiegazione che noi, con enorme sforzo, riusciamo in qualche modo a comporre!

Secondo l’ambiente e le condizioni della nostra vita, un istinto emerge come il più stimato e dominante; in particolare, pensiero, volontà e sentimento si trasformano in suoi strumenti.

L’idea che l’uomo debba avere conoscenza della propria connessione con il mondo circostante attraverso un sentimento immediato e fin dall’inizio orientato in tale direzione, appare così strana e si accorda così male con la struttura della nostra psicologia da legittimare il tentativo di una spiegazione psicoanalitica, ossia genetica, di tale sentimento. Possiamo quindi disporre della seguente linea di pensiero: Normalmente nulla è per noi più sicuro del senso di noi stessi, del nostro proprio Io. Questo Io ci appare autonomo, unitario, ben contrapposto a ogni altra cosa. Che tale apparenza sia fallace, che invece l’Io abbia verso l’interno, senza alcuna delimitazione netta, la propria continuazione in una entità psichica inconscia, che noi designiamo come Es, e per la quale esso funge per così dire da facciata, lo abbiamo per la prima volta appreso dalla ricerca psicoanalitica, da cui ci attendiamo molte altre informazioni circa il rapporto tra Io ed Es. Ma verso l’esterno almeno l’Io sembra mantenere linee di demarcazione chiare e nette.

L’avvenire forse ci insegnerà a influenzare direttamente, con speciali sostanze chimiche, le quantità d’energia e la loro distribuzione nell’apparato psichico probabilmente il futuro stabilirà che l’importanza della psicoanalisi come scienza dell’inconscio oltrepassa di gran lunga la sua importanza terapeutica.

Chiamiamo spavento quella condizione in cui si viene a trovare un individuo a causa di un pericolo cui non era affatto preparato; qui è particolarmente importante il fattore sorpresa.

L’angoscia si può definire come una specie di stato di attesa o di preparazione al pericolo, anche se ignoto.

Sotto l’effetto dell’alcol l’adulto ritorna un bambino, che prova il piacere di pensare liberamente come vuole senza dover fare attenzione alla costrizione della logica.

Le persone felici non fantasticano mai; lo fanno solo gli insoddisfatti.

Sigmund Freud aforismi

La religione è un narcotico con cui l’uomo controlla la sua angoscia, ma ottunde la sua mente.

Lo scrittore creativo fa la stessa cosa del bambino che gioca; egli crea un mondo di fantasia, che prende molto sul serio.

Gli uomini sono più morali di quello che pensano e di gran lunga più immorali di quanto possano immaginare.

Per il solo fatto d’esser parte di una massa, l’uomo discende molti gradini nella scala della civilizzazione. Preso da solo, era forse un uomo civile; nella massa, è un istintivo, perciò un barbaro.

L’ego non è il padrone a casa sua.

I bambini sono completamente egoisti; essi sentono intensamente le loro necessità e lottano spietatamente per soddisfarle.

Il prezzo del progresso della civiltà si paga con la riduzione della felicità, dovuta all’intensificarsi del senso di colpa.

Il compito principale della civiltà, la sua propria ragion d’essere, è di difenderci contro la natura.

Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice un altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l’insegnante trasmette il suo sapere agli studenti, con le parole l’oratore trascina l’uditorio con sé e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo generale con cui gli uomini si influenzano reciprocamente. Non disdegneremo dunque l’utilizzo delle parole nella psicoterapia e saremo contenti di poter ascoltare le parole che vengono scambiate tra analista e paziente.

Non riesco a pensare ad alcun bisogno dell’infanzia altrettanto forte quanto il bisogno della protezione di un padre.

L’inconscio è un particolare regno della psiche con impulsi di desiderio propri, con una propria forma espressiva e con propri caratteristici meccanismi psichici che non vigono altrove.

Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno di fronte a noi stessi.

È rimarchevole il fatto che l’uomo, quanto più limita la propria aggressività verso l’esterno, tanto più diventa rigoroso, ossia aggressivo, nel proprio ideale dell’Io.

Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l’Io ha l’abitudine di trasformare in azione la volontà dell’Es come se si trattasse della volontà propria.

La distinzione dello psichico in ciò che è cosciente e ciò che è inconscio è il presupposto fondamentale della psicoanalisi.

Inevitabilmente tutti i grandi uomini conservano qualcosa di infantile.

Così come si provocano o si esagerano i dolori dando loro importanza nello stesso modo questi scompaiono quando se ne distoglie l’attenzione.

A volte un sigaro è solo un sigaro.

Come la realtà fisica, anche quella psichica non è necessariamente ciò che appare.

Avere pregiudizi spesso si dimostra cosa molto utile.

Lo psicoterapeuta deve essere sufficientemente sano, ed essere stato in odore di malattia, tanto da comprendere quella dell’altro, in particolare la malattia di vivere.

Uno è padrone di ciò che tace e schiavo di ciò di cui parla.

La scienza moderna non ha ancora prodotto un farmaco rassicurante tanto efficace quanto poche parole gentili.

Non è vero che la mente si identifica in tutto e per tutto con la coscienza… viceversa, la coscienza è una piccola porzione della mente.

La maggior parte delle persone non vuole veramente la libertà, perché la libertà comporta responsabilità, e molte persone hanno paura della responsabilità.

Un uomo come me non può vivere senza una mania, una passione divorante o, per dirla con Schiller, senza un tiranno. Io ho trovato il mio tiranno e, per servirlo, non conosco limiti. È la psicologia.

I mestieri più difficili in assoluto sono nell’ordine il genitore, l’insegnante e lo psicologo.

Se non riuscirò a piegare gli dei del cielo, smuoverò le potenze dell’inferno.

I poeti e i filosofi hanno scoperto l’inconscio prima di me. Quello che io ho scoperto è il metodo scientifico mediante il quale è possibile studiarlo.

Non è tanto facile suonare lo strumento della mente.

Il contrasto tra la mente sana del bambino e la debolezza emotiva dell’adulto deriva in gran parte dall’educazione religiosa.

Il valore della tua personalità è determinato dalla dimensione del problema che è in grado di tirarti fuori dalla tua scatola.

La legge proibisce solo ciò che gli uomini farebbero sotto l’influsso di alcuni loro istinti. Ciò che la natura stessa proibisce e punisce non ha bisogno di essere proibito e punito dalla legge.

Il frequente fenomeno della dimenticanza temporanea di nomi propri, in base a un esempio adatto fornitomi dall’auto-osservazione, e sono giunto alla conclusione che il fatto, comune e privo di vera importanza pratica, per cui vien meno una funzione psichica e precisamente quella del ricordare, ammette una spiegazione che va molto al di là di quanto usualmente si ricava dal fenomeno.

L’atteggiamento del bambino presenta numerose analogie con quello del primitivo nei confronti degli animali. Il bambino non prova ancora l’orgoglio proprio all’adulto civilizzato che traccia una netta linea di demarcazione tra sé e tutti gli altri rappresentanti del regno animale.

La psicoanalisi ci ha rivelato che, in realtà, l’animale totem costituisce la sostituzione del padre, e questo ci spiega la contraddizione che prima avevamo notato: da un lato, il divieto di uccidere un animale; dall’altro, la festa, preceduta da un’esplosione di dolore, che fa seguito alla sua morte. L’atteggiamento affettivo ambivalente che, ancora oggi, caratterizza nei bambini il complesso del padre e talvolta si protrae fin nell’età adulta, nello stesso modo si estenderebbe all’animale totem che sostituisce il padre.

Ma la Comunione cristiana è, in fondo, una nuova soppressione del padre, una ripetizione dell’atto che richiede espiazione.

Il Dio di ogni persona è psicologicamente il padre trasfigurato, cioè la nostra esperienza di vita con il padre la sublima e si proietta in divinizzazione paterna.

Con la sola paura della mediocrità, sei già al sicuro.

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La battuta di spirito è in un certo senso il contributo pagato dalla comicità alla sfera dell’inconscio.

La mente è come un iceberg: galleggia con solo un settimo della sua massa sopra la superficie.

Da quando ho iniziato a studiare l’inconscio, mi sono trovato molto interessante.

È un buon esercizio essere completamente onesti con se stessi.

Ognuno è proprietario di ciò che è silente e lo schiavo di ciò che dice.

Il primo essere umano che scagliò un insulto al posto di una pietra è stato il fondatore della civiltà.

Il regno della fantasia, per realizzare i propri effetti, deve realizzarsi sull’impossibilità della verifica.

L’atto della nascita è la prima esperienza d’ansia e quindi la fonte e il prototipo della sensazione d’ansia.

La scienza non è un’illusione. Sarebbe invece un’illusione credere di poter ottenere da altre fonti ciò che essa non è in grado di darci.

Le convinzioni non si acquistano tanto facilmente. Se raggiunte senza fatica, alla prima occasione, si rivelano prive di valore.

Le analogie non dimostrano nulla, questo è vero, ma aiutano a capire.

Nella leggenda del labirinto può essere ravvisata la rappresentazione di una nascita anale; i corridoi aggrovogliati sono l’intestino, il filo di Arianna il cordone ombelicale.

Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico.

Quando non riusciamo a capire una cosa, cerchiamo sempre una soluzione di comodo, magnifico sistema per rendere più facile un’impresa.

La psicoterapia è una professione di curatori laici di anime, i quali non hanno bisogno di essere medici, e non dovrebbero essere sacerdoti.

Scherzando, si può dire di tutto, anche la verità.

Non è sempre facile dire la verità, specialmente quando si deve essere brevi.

Il massimo che possiamo dire è che esiste nella psiche una forte tendenza verso il principio del piacere; ma che tale tendenza è contrastata da certe altre forze e circostanze, di modo che il risultato finale non può essere sempre in accordo con la tendenza al piacere. Possiamo fare un paragone con quanto enuncia Fechner: «Poiché, in ultima analisi, la tendenza a uno scopo non implca di necessità il suo conseguimento, e poiché, in generale, lo scopo si ottiene soltanto per approssimazione.

Un’illusione non è la stessa cosa di un errore, e non è nemmeno necessariamente un errore.

È un dato di fatto che l’individuo conduce una duplice esistenza: una che gli serve ai suoi scopi e l’altra che è l’anello di una catena cui, volente o nolente, si assoggetta.

La «paura» esige un oggetto ben definito che la possa provocare.

Quando entrano in gioco le pulsioni di auto-conversazione dell’io, il principio del piacere viene sostituito dal principio della realtà.

Noi conosciamo l’uomo preistorico, nelle varie fasi della sua evoluzione, dai monumenti e dagli oggetti che ha lasciato e che sono arrivati fino a noi, dalle notizie sulla sua arte, sulla sua religione, sul suo modo di considerare l’esistenza, che ci sono state conservate sia dalla tradizione come dalle leggende, dai miti e dalle favole, e ancora da quanto è rimasto nei nostri usi e nei costumi delle sue forme di pensiero e di vita.

Si dice che i genitori rimangono giovani nei figli, ed è questo uno dei più preziosi vantaggi psicologici ch’essi ricavano da loro.

La parola tabù esprime due opposti significati: in un senso significa sacro, consacrato, nell’altro, sinistro, pericoloso, proibito, impuro. Possiamo in genere pensare che al significato di tabù corrisponda spesso il nostro «orrore sacro».

L’animismo è un sistema di pensiero; esso non si limita a fornire la spiegazione di un fenomeno singolo, ma consente di vedere in una certa prospettiva l’intero universo come un complesso unico.

La magia deve servire agli scopi più diversi: sottomettere i fenomeni naturali al volere dell’uomo, difendere l’individuo da nemici e pericoli e fornirgli la possibilità di danneggiare gli avversari.

Il progresso sociale e tecnico dell’umanità ha intaccato il tabù molto meno di quanto non sia avvenuto per il totem.

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Frasi di Freud sull’amore

Per poter studiare i comportamenti degli individui, specialmente le donne affette da isteria, Freud s’interessò anche all’amore come sentimento scatenante per determinate pulsioni. Qui abbiamo, dunque, raccolto le più belle frasi di Freud sull’amore.

Per quel che mi riguarda, non riesco a scoprire in me questo sentimento “oceanico”. Non è facile trattare scientificamente i sentimenti.

L’amore è quanto c’è di più prossimo alla psicosi. L’amore è pazzia.

Le proibizioni più antiche e più importanti imposte dal tabù sono le due leggi fondamentali del totemismo: non uccidere l’animale totem e evitare i rapporti sessuali con membri dello stesso totem appartenenti all’altro sesso.

L’amore parentale, così commovente e in fondo così infantile, non è altro che il narcisismo dei genitori tornato a nuova vita; tramutato in amore oggettuale, esso rivela senza infingimenti la sua antica natura.

I cani amano gli amici e mordono i nemici, a differenza degli esseri umani, che sono incapaci di amore puro e confondono l’amore con l’odio nelle loro relazioni.

Il succhiare al seno materno diventa il punto di partenza dell’intera vita sessuale, il modello mai raggiunto di ogni successivo soddisfacimento sessuale, al quale la fantasia fa spesso ritorno in periodi di privazione.

Il sadismo e il masochismo occupano una posizione speciale tra le perversioni, perché il contrasto tra attività e passività che li caratterizza è tra gli elementi fondamentali della vita sessuale.

La teoria della bisessualità è stata definita nella sua forma più cruda da un apologista degli invertiti maschili; «un cervello di donna in un corpo d’uomo».

La teoria dell’ermafroditismo psichico suppone che l’oggetto sessuale degli interventi sia l’opposto di quello verso il quale si indirizerebbe una persona normale.

Con il sopraggiungere della pubertà, avvengono trasformazioni destinati a dare alla vita sessuale infantile la forma normale definitiva. Fin qui l’istinto sessuale è stato prevalentemente autoerotico; ora trova un oggetto sessuale.

Il fatto che esistano dei bisogni sessuali negli esseri umani e negli animali è spiegato in biologia con la assunzione di un «istinto sessuale»

La storia della civiltà umana mostra, al di fuori d’ogni dubbio, che esiste un intimo rapporto tra la crudeltà e l’istinto sessuale.

Una caratteristica dell’opinione comune circa l’istinto sessuale è che questo sia assente nell’infanzia e si svegli solo nel periodo della pubertà. Questo, però, non è solo un semplice errore, ma un errore che ha avuto gravi conseguenze perché è principalmente a quest’idea che noi dobbiamo la nostra attuale ignoranza delle condizioni fondamentali della vita sessuale.

Il modo di vedere circa l’istinto sessuale è meravigliosamente rappresentato nella poetica leggenda che racconta della divisione degli esseri umani originari in due metà – l’uomo e la donna – e come queste tendessero sempre a riunirsi nell’amore.

Nell’adolescenza appare una nuova meta sessuale, e tutti gli istinti componenti si alleano per raggiungerla, mentre le zone erogene vengono assoggettate al primato della zona genitale.

Il feticcio è il sostituto del fallo della donna (della madre) a cui il piccino ha creduto e a cui, per i motivi che sappiamo, non vuole rinunciare.

L’amore ha i denti, i denti mordono… Fanno male, lasciano cicatrici e quelle cicatrici non svaniscono più.
(Tutta colpa di Freud, film)

Esistono due specie di pulsioni: una di tipo erotico che tende a unire e una di tipo distruttivo che tende a dividere. O si è sotto l’influenza dell’una o dell’altra.

Noi ci diciamo che sarebbe si molto bello che ci fosse un Dio quale creatore del mondo e un’amorevole provvidenza, un ordinamento morale del mondo e una vita nell’aldilà, ma è evidentissimo che tutte queste cose sono esattamente quelle che non possiamo non desiderare.

È possibile che Leonardo fu affascinato dal sorriso di Monna Lisa perché destava qualcosa che era rimasta a lungo addormentata nella sua mente, probabilmente un vecchio ricordo. Questo ricordo era di importanza tale che egli non riuscì più a liberarsene una volta ridestato; egli era continuamente costretto a dargli nuova espressione.

Chi ama diventa umile. Coloro che amano hanno, per così dire, dato in pegno una parte del loro narcisismo.

Il fatto che nell’uomo e nell’animale esistano dei bisogni sessuali si esprime in biologia supponendo che esista una «pulsione sessuale». In ciò si procede per analogia con la pulsione dell’assunzione di cibo, la fame. Nel linguaggio popolare manca una designazione corrispondente alla parola «fame»; la scienza ricorre alla parola «libido»

Una donna dovrebbe ammorbidire, ma non indebolire un uomo.

Molte persone che si vantano di riuscire a vivere nell’astinenza, in verità vi sono riuscite soltanto con l’aiuto della masturbazione e con soddisfazioni similari legate alle attività sessuali autoerotiche della prima infanzia.

Vi sembrerà poco bello o persino un paradosso, ma nondimeno va detto, che diventerà veramente libero e perciò anche felice nella vita amorosa solo colui che abbia superato il rispetto dinanzi alla donna e che si sia abituato all’idea dell’incesto con la madre o con la sorella.

Essere amati costituisce un fattore positivo tale da giustificare la rinuncia ad altri vantaggi.

Chiunque, in un modo o nell’altro, sia nel campo sociale che nel campo etico, presenti delle anormalità psichiche, è invariabilmente anormale anche nella sua vita sessuale.

Si può dire che non ci sia nessun individuo sano che non aggiunga al normale scopo sessuale qualche elemento che si possa chiamare perverso; e la universalità di questo fatto basta per sé sola a farci comprendere quanto sia inappropriato l’uso della parola perversione come termine riprovativo.

Possiamo senz’altro definire l’educazione un’esortazione a superare il principio del piacere ed a sostituirlo con quello della realtà.

L’omosessualità non è di certo un vantaggio, ma non c’è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è degradante, non può essere classificata come una malattia, riteniamo che sia una variazione della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale. Molti individui altamente rispettabili di tempi antichi e moderni sono stati omosessuali, molti dei quali sono stati grandi uomini.

“Lieben und arbeiten”, “amare e lavorare”, questa è la mia ricetta contro i mali oscuri dell’uomo.

La grande questione cui non è mai stata data risposta e a cui non sono stato capace di rispondere nonostante i miei 30 anni di ricerca sull’animo femminile è: cosa vuole una donna?

Ebbene, ciò che abbiamo riconosciuto valido per le pulsioni sessuali vale in uguale e forse maggior misura per le altre pulsioni, quelle aggressive. Sono queste soprattutto che rendono difficile la convivenza degli uomini e che ne minacciano la continuità; la limitazione della propria aggressività è il primo e forse più difficile sacrificio che la società deve esigere dal singolo.

Per il medico vi è una coincidenza di motivi etici e tecnici, i quali gli vietano di concedere il suo amore all’ammalata. Egli deve sempre tener presente la sua meta, che è quella di far sì che la donna, inibita in forza di fissazioni infantili nelle sue capacità amorose, giunga a disporre liberamente di questa funzione per lei inestimabilmente importante: non però perché essa la sprechi durante la cura, ma perché la serbi per la vita reale, quando, concluso il trattamento, le esigenze della vita si fanno sentire.

Il mito del re Edipo che uccide suo padre e prende in moglie sua madre, rivela, modificato appena, il desiderio infantile, contro cui interviene più tardi la ripulsa della barriera contro l’incesto. La creazione poetica dell’Amleto di Shakespeare nasce sul medesimo terreno del complesso incestuoso, questa volta meglio mascherato.

Orbene, poiché la guerra contraddice nel modo più stridente a tutto l’atteggiamento psichico che ci è imposto dal processo civile, dobbiamo necessariamente ribellarci contro di essa: semplicemente non la sopportiamo più; non si tratta soltanto di un rifiuto intellettuale e affettivo, per noi pacifisti si tratta di un’intolleranza costituzionale, per così dire della massima idiosincrasia. E mi sembra che le degradazioni estetiche della guerra non abbiano nel nostro rifiuto una parte molto minore delle sue crudeltà.

Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo.

La natura ha segnato il destino della donna attraverso la bellezza, il fascino e la dolcezza… nella giovinezza un tesoro adorato, negli anni maturi una moglie amata.

Chiamiamo la pratica sessuale perversa quando l’obiettivo della riproduzione è stato abbandonato e il guadagno di piacere è perseguito come obiettivo autonomo.

L’essere amata è per la donna un bisogno superiore a quello di amare.

Un uomo che è stato il preferito indiscusso di sua madre mantiene per tutta la vita la sensazione di essere un conquistatore, quella fiducia nel successo che a volte porta al successo reale.

L’unica deviazione sessuale è una completa assenza di sesso, il resto è una questione di gusti.

In ognuno di noi, attraverso tutta la vita la libido normalmente oscilla tra l’oggetto maschile e quello femminile.

L’identità sessuale è una cosa seria!
(Tutta colpa di Freud, frasi)

Un uomo che dubita del proprio amore, può, anzi deve, dubitare di ogni più piccola cosa.

L’omosessualità fu un fenomeno frequente, quasi un’istituzione munita di importanti funzioni, presso i popoli antichi all’apice della loro civiltà.

Nella teoria psicoanalitica possiamo sostenere senza riserve che l’andamento dei processi psichici è regolato automaticamente dal principio del piacere. Pensiamo, cioè, che esso sia sempre messo in moto da una tensione spiacevole, e che si orienti in modo tale che il risultato finale consista nell’abbassamento di questa tensione, in altre parole con un annullamento del dispiacere o con una produzione di piacere.

Sino adesso, l’esito della nostra ricerca ci ha portato a tracciare una netta demarcazione tra le «pulsioni dell’io» e le pulsioni sessuali; e all’ipotesi che 1e prime spingono verso la morte, mentre le seconde tendono a prolungare la vita.

Sono qui per dirti una cosa a proposito di te e di me. Le parole dovrebbero unire, ma se non è cosi possiamo farne a meno, io posso smettere di parlare o posso imparare la tua lingua, ma a prescindere dai suoni, dai silenzi, dai rumori, da qualunque forma di comunicazione… Io ti voglio.
(Tutta colpa di Freud, frasi)

La psicoanalisi, che non poteva evitare di formulare una qualche ipotesi sulle pulsioni, si attenne in principio alla distinzione corrente sintetizzata nell’espressione «fame e amore». In questa distinzione almeno non vi era nulla di arbitrario; anzi, essa permise all’analisi delle psiconevrosi di fare decisi passi avanti.

Sappiamo che i bisogni psicosessuali della donna devono trovare la loro soddisfazione nel matrimonio e nella famiglia. Da questo fatto nasce il pericolo di insoddisfazione per una fine prematura del rapporto coniugale ed il conseguente impoverimento della vita affettiva.

La nostra è una storia che non ci siamo cercati, ci siamo cascati dentro.
(Tutta colpa di Freud, frasi)

La psicoanalisi ci ha dimostrato che la prima scelta sessuale del fanciullo è incestuosa, poiché si riferisce ad un oggetto interdetto (alla madre od alla sorella) e ci ha mostrato attraverso quali vie l’adulto si libera dalla seduzione che su di lui l’incesto opera.

Hans è veramente un piccolo Edipo, che vorrebbe togliere di mezzo, sopprimere il padre per essere solo con la bella madre, per dormire con lei.

Sotto la paura del cavallo che morde, espressa in un primo tempo, abbiamo scoperto la paura più profonda del cavallo che cade; e tutt’e due, il cavallo che morde e quello che cade, sono il padre, che punirà Hans per avere nutrito verso di lui desideri tanto cattivi.

Tutti i carri da trasloco o da carico e gli omnibus non sono che casse della cicogna in forma di carrozzoni, essi presentano interesse per il bambino solo in quanto riferimenti simbolici alla gravidanza… Dunque il cavallo che cade non era soltanto il padre che muore, ma anche la madre che partorisce.

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Frasi di Freud sulla vita

Chi era realmente Sigmund Freud? Sappiamo (quasi) tutto sulla teoria psicoanalitica e sui suoi pazienti analizzati, ma sovente si tende a dimenticarsi dello psicologo. Queste frasi di Freud sulla vita aiuteranno a entrare nel mondo personale dello scienziato.

Posso dire di sentirmi lontano dalla religione ebraica come da tutte le religioni. Per contro ho sempre avuto molto forte il senso di appartenenza al mio popolo, che ho cercato di coltivare anche nei miei figli.

Se l’uomo distoglierà dall’aldilà le sue speranze e concentrerà sulla vita terrena tutte le forze rese così disponibili, riuscirà probabilmente a rendere la vita sopportabile per tutti e la civiltà non più oppressiva per alcuni.

I sentimenti della massa sono sempre semplicissimi e molto esagerati. La massa non conosce quindi né dubbi né incertezze. Corre subito agli estremi, il sospetto sfiorato si trasforma subito in evidenza inoppugnabile, un’antipatia incipiente in odio feroce.

Non credo che i nostri successi terapeutici possano competere con quelli di Lourdes; le persone che credono ai miracoli della Santa Vergine sono molto più numerose di quelle che credono all’esistenza dell’inconscio.

Homo homini lupus: chi ha coraggio di contestare quest’affermazione dopo tutte le esperienze della vita e della storia?

Le masse non hanno mai conosciuto la sete della verità. Hanno bisogno di illusioni e a queste non possono rinunciare. L’irreale ha costantemente in esse la precedenza sul reale, soggiacciono all’influsso di ciò che non è vero quasi altrettanto che a quello di ciò che è vero. Hanno l’evidente tendenza a non fare alcuna distinzione tra i due.

Ricordiamo il vecchio adagio: “si vis pacem, para bellum”: se vuoi conservare la pace preparati alla guerra. Sarebbe ora di modificare questo adagio e di dire: “si vis vitam, para mortem”: se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte.

È troppo triste rendersi conto che la vita assomiglia al gioco degli scacchi, in cui basta una mossa falsa a farci perdere la partita, con l’aggravante che, nella vita, non possiamo nemmeno contare su di una possibilità di rivincita.

Ciò che mi legava all’ebraismo era non la fede, e nemmeno l’orgoglio nazionale. Ho sempre cercato di reprimere l’orgoglio nazionale, quando ne sentivo l’inclinazione. Ma tante altre cose rimanevano che rendevano irresistibile l’attrazione per l’ebraismo e gli ebrei, molte oscure potenze del sentimento.

La nostra concezione, che è stata sin dall’inizio dualista, lo è più che mai oggi, che abbiamo sostituito all’opposizione tra pulsioni dell’io e pulsioni sessuali quella tra pulsioni di vita e pulsioni di morte. La teoria della libido di Jung è, al contrario, monista; il fatto che egli abbia chiamato libido l’unico moto pulsionale che ammette, è destinato a creare confusione, ma non può toccarci in alcun modo.

Finora, ero portato a considerare completamente insensati (o diciamo al 95% come per l’alcool) i surrealisti, che pare mi avessero adottato quale santo patrono. Questo giovane spagnolo con i suoi occhi candidi e fanatici e la sua innegabile padronanza tecnica mi ha fatto cambiare idea.

Sebbene vivessimo in grandi ristrettezze, mio padre desiderava che nella scelta della professione seguissi unicamente la mia vocazione. In quegli anni giovanili non sentivo alcuna predilezione speciale per la professione medica, né ebbi del resto a sentirla in seguito. Mi dominava piuttosto una specie di brama di sapere che, però, si riferiva più ai fenomeni umani che agli oggetti naturali.

L’illustrazione del bel saggio goethiano La natura, che udii poco prima dell’esame di maturità in una conferenza di volgarizzazione scientifica tenuta da Carl Brühl, mi fece decidere, infine, a iscrivermi alla facoltà di medicina.

Ora non è più che tortura e non ha senso.

Gli avevo mandato il mio piccolo scritto che tratta della religione alla stregua di un’illusione, ed egli mi rispose di concordare in pieno con il mio giudizio sulla religione, ma di dolersi che non avessi giustamente apprezzato la fonte autentica della religiosità. Essa consisterebbe in un particolare sentimento che, quanto a lui, non lo abbandonerebbe mai, che troverebbe attestato da molti altri e che supporrebbe presente in milioni di uomini, ossia in un sentimento che vorrebbe chiamare senso della “eternità”, un senso come di qualcosa di illimitato, di sconfinato, per così dire di “oceanico”. Tale sentimento sarebbe un fatto puramente soggettivo, non un articolo di fede.

Quando era ricorsa alle cure di Breuer la paziente offriva un quadro sintomatico complesso e variopinto: paralisi con contratture, inibizioni e stati di confusione psichica. Un’osservazione casuale permise al medico di scoprire che la malata poteva essere liberata da tali turbamenti della sua coscienza se e quando veniva indotta a dare espressione verbale alle fantasie affettive che in quel momento la dominavano. Breuer trasse da questa scoperta un metodo terapeutico. Ripetutamente, dopo aver sottoposto la paziente a ipnosi profonda, la invitò a raccontare ciò da cui l’animo suo si sentiva oppresso.

Nel laboratorio di fisiologia di Ernst Brücke trovai finalmente la tranquillità e ottenni piena soddisfazione incontrando fra l’altro delle persone che potevo rispettare e prendere a modello: Brücke stesso, il maestro, e i suoi assistenti Sigmund Exner e Ernst Fleischl von Marxow. Le discipline propriamente mediche, fatta eccezione per la psichiatria, non esercitavano su di me una grande attrazione.

Ho descritto così frequentemente e con tale dovizia di particolari la fase successiva dello sviluppo, e cioè il passaggio dalla catarsi alla psicoanalisi vera e propria, che mi sembra difficile poter dire qui qualcosa di nuovo.

Lo studio precoce e approfondito della storia biblica, iniziato appena ebbi imparato a leggere, ha avuto, come potei riconoscere assai più tardi, un notevole peso nel determinare l’indirizzo dei miei interessi. Sotto l’influsso potente di una amicizia con un compagno di ginnasio un po’ più vecchio di me (che in seguito è diventato famoso come uomo politico) mi ero messo in mente di intraprendere anch’io gli studi giuridici e di occuparmi di problemi sociali. Contemporaneamente, però, mi attraeva enormemente la teoria di Darwin, allora molto in voga, perché sembrava promettere uno straordinario progresso nella comprensione del mondo.

Durante lo stato di veglia la giovinetta, al pari di qualsiasi altro malato, non sapeva dir nulla sull’origine dei suoi sintomi né ravvisava alcun legame fra questi ultimi e le impressioni della sua vita.

Nei primi anni di università dovetti rendermi conto che la peculiarità delle mie doti naturali, e la loro limitatezza, mi impedivano di ottenere qualsiasi successo in svariate materie scientifiche sulle quali mi ero gettato con giovanile e presuntuoso entusiasmo.

Se dal trattamento dei malati di nervi si volevano trarre i mezzi per vivere, bisognava pur fare qualcosa per alleviare la loro sofferenza.

Prima di tornare a Vienna mi trattenni qualche settimana a Berlino, al fine di acquisire alcune nozioni generali sulle malattie dell’infanzia.

Al mio ritorno da Parigi e da Berlino avevo l’obbligo di riferire alla “Società di medicina” su quello che avevo visto e appreso nella clinica di Charcot; purtroppo però le mie comunicazioni furono male accolte.

Nel corso degli anni seguenti, in cui svolsi la mia attività come giovane aiuto dell’ospedale, diedi alle stampe parecchie osservazioni di casi di malattie organiche del sistema nervoso. Mi impadronii a poco a poco della materia e riuscii infine a localizzare un focolaio morboso del midollo allungato con una precisione tale che l’anatomo patologo non ebbe nulla da aggiungere alle mie osservazioni.

Delle nevrosi, però, non capivo nulla. Sia solo detto a mia scusante che a quell’epoca perfino alcuni grandi luminari della scienza medica solevano diagnosticare la nevrastenia come tumore cerebrale.

Prima di lasciare Parigi discussi col maestro il progetto di un lavoro inteso a stabilire un confronto fra la paralisi isterica e quelle organiche. Il mio intento era di dimostrare che nell’isteria la paralisi e le anestesie si ripartiscono nelle singole parti del corpo in base alla rappresentazione comune che gli uomini hanno del proprio corpo e non in base alla rappresentazione anatomica.

Di tutte le cose che ebbi modo di osservare durante il mio soggiorno presso Charcot, nessuna mi colpì tanto quanto le sue ultime ricerche sull’isteria, che in parte si svolsero ancora quando io mi trovavo a Parigi; così ad esempio egli dimostrò che i fenomeni isterici sono qualcosa di autentico e conforme a uno scopo, che l’isteria è molto frequente negli uomini, che paralisi e contratture isteriche possono essere provocate dalla suggestione ipnotica e che questi prodotti artificiali hanno, fin nei minimi dettagli, le stesse caratteristiche degli attacchi isterici spontanei che spesso vengono provocati da un trauma.

Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita.

Non ci si può sottrarre all’impressione che gli uomini di solito misurino con falsi metri, che aspirino al potere, al successo, alla ricchezza e ammirino queste cose negli altri, ma sottovalutino i veri valori della vita. Pure, nel formulare un qualsiasi giudizio generale di questo tipo, si corre il rischio di dimenticare la varietà del mondo umano e della vita della psiche. Vi sono taluni uomini a cui i contemporanei non negano l’ammirazione benché la loro grandezza poggi su doti e realizzazioni che sono completamente estranee agli scopi e agli ideali della massa. Potremmo facilmente essere indotti a credere che solo una minoranza, alla fin fine, apprezza questi grandi uomini, mentre la gran maggioranza non se ne cura affatto. Ma la cosa potrebbe non risultare così semplice, grazie alle discrepanze tra i pensieri e le azioni degli uomini e alla diversità dei desideri che li muovono. Uno di questi uomini eccezionali, per lettera, si definisce mio amico.

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Fuori di questo mondo non possiamo cadere. Si tratta dunque di un sentimento di indissolubile legame, di immedesimazione con la totalità del mondo esterno. Potrei dire che per me ciò ha piuttosto il carattere di un’intuizione intellettuale, non certo priva di una sua risonanza emotiva, ma tale comunque da non dover risultare assente neanche da altri atti di pensiero di analoga portata. Per quanto riguarda la mia persona non potrei convincermi della natura primaria di un tale sentimento. Non per questo mi è però lecito negarne la presenza effettiva in altre persone.

È impossibile sfuggire l’impressione che le persone usino comunemente falsi standard di misura – che cerchino il potere, il successo e la ricchezza per se stessi e li ammirino negli altri, e che essi sottovalutino il vero valore della vita.

La domanda circa lo scopo della vita umana è stata posta innumerevoli volte; non ha ancora mai trovato una risposta soddisfacente, forse non la consente nemmeno.

Ovunque vada scopro che prima di me, lì, c’è già stato un poeta.

Sopportare la vita: questo è pur sempre il primo dovere d’ogni vivente.

Se le mie deduzioni dovessero far nascere, anche nei miei amici e conoscitori della psicanalisi, l’opinione che io abbia scritto un romanzo psicanalitico, risponderei che io stesso non mi esagero la portata dei miei risultati. Dopo tanti altri, anch’io ho soggiaciuto a mia volta al fascino emanato dal grande ed enigmatico Leonardo.

Dove sono coinvolte questioni religiose, gli uomini si rendono colpevoli di ogni sorta di disonestà e di illecito intellettuale.

Non credo che i nostri successi terapeutici possano competere con quelli di Lourdes; le persone che credono ai miracoli della Santa Vergine sono molto più numerose di quelle che credono all’esistenza dell’inconscio.

Un paziente mi prega di consigliargli un luogo di cura in Riviera. Conosco un luogo adatto vicinissimo a Genova, ricordo anche il nome del collega tedesco che vi esercita, ma non riesco a nominare il luogo per quanto sia certo di conoscerlo bene. Non mi resta che chiedere al paziente di attendere e ricorrere alle donne di casa: «Come si chiama quel posto vicino a Genova dove il dottor N. ha una piccola clinica ove è stata in cura per tanto tempo la signora Tal dei Tali?» «Naturalmente proprio tu dovevi dimenticare questo nome. Si chiama Nervi». Devo riconoscere che coi nervi ho abbastanza a che fare.

Oh la vita potrebbe essere molto interessante, solo che si sapesse e si capisse qualcosa di più.

Partimmo venerdì sera dal Südbahnhof, e sabato mattina alle dieci giungemmo a Gorizia, dove andammo a passeggiare sotto un sole splendido, tra le case intonacate di bianco; vedemmo bianchi alberi in fiore, potemmo mangiare arance e frutta candita.

Il successo non va di pari passo con il merito. L’America non ha preso il nome da Colombo.

Genova la conosci: è imponente, solida, quasi altera, pulita, benestante; notevolissima è la diffusione della lingua tedesca negli alberghi e nei negozi.

I fratelli Karamazov sono il romanzo più grandioso che sia mai stato scritto e l’episodio del Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura universale, un capitolo d’una bellezza inestimabile.

Capisce di psicologia quanto io capisco di fisica, per cui la nostra conversazione è stata molto piacevole. Quel tipo fortunato (A.Einstein) se l’è passata molto meglio di me; da Newton in poi ha trovato sostegno in una lunga serie di grandi predecessori; io invece sono stato costretto ad aprirmi il varco da solo in una selva intricatissima. Non c’è da stupirsi perciò se il mio sentiero non è larghissimo e se non sono andato molto lontano.

Ognuno di noi vede tutti come mortali tranne se stesso.

Esistono due modi per essere felici in questa vita, uno è di diventare un idiota e l’altro è di esserlo.

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Frasi sui sogni Freud

L’interpretazione dei sogni è un celebre libro di Sigmund Freud in cui egli riassume alcuni dei suoi studi fatti in materia di inconscio. I sogni sono descrivibili attraverso un contenuto manifesto, di cui ci si ricorda una volta svegli, e un contenuto latente che dev’essere ricostruito attraverso l’interpretazione. Le frasi sui sogni di Freud vi permetteranno di capire un po’ meglio questa teoria, non esente da critiche recenti.

Nell’epoca che possiamo chiamare prescientifica gli uomini non avevano difficoltà nel trovare una spiegazione ai sogni. Quando al risveglio ricordavano un sogno, lo consideravano una manifestazione favorevole od ostile di potenze superiori, demoniache e divine.

Molte delle ferite dello spirito che vengono costantemente riaperte durante il giorno sono guarite dal sonno, che le copre e le protegge da nuove offese. L’azione terapeutica del tempo è basata in parte su questo.

La creatività è un tentativo di risolvere un conflitto generato da pulsioni istintive biologiche non scaricate, perciò i desideri insoddisfatti sono la forza motrice della fantasia ed alimentano i sogni notturni e quelli a occhi aperti.

L’arroganza della coscienza che, per esempio, rigetta i sogni con leggerezza, generalmente è causata da un forte apparato protettivo che li custodisce, impedendo ai complessi inconsci di farsi strada, rendendo difficile convincere gli interlocutori dell’esistenza dell’inconscio e spiegare nuovamente ciò che la loro conoscenza cosciente rifiuta.

Nessun’altra pulsione è stata tanto repressa sin dall’infanzia quanto quella sessuale nelle sue numerose componenti, di nessun’altra rimangono desideri inconsci così numerosi e così forti, che ora agiscono durante il sonno provocando dei sogni.

Se nel corso di un solo giorno abbiamo due o più esperienze adatte a provocare un sogno, questo farà riferimento ad un tutto unico; esso è costretto a farne un’unità.

La maggior parte dei simboli del sogno serve a rappresentare persone, parti del corpo e attività di interesse erotico; in particolare, i genitali sono rappresentati da numerosi simboli spesso sorprendenti, e la più grande varietà di oggetti serve ad indicarli simbolicamente. Armi appuntite, oggetti lunghi e rigidi, come tronchi e bastoni, rappresentano l’organo genitale maschile; mentre armadi, scatole, carrozze e forni rappresentano l’utero.

Una delle fonti dalle quali i sogni traggono il loro materiale per la riproduzione, materiale che in parte non è né ricordato né usato nell’attività mentale della vita da svegli, è l’esperienza infantile.

C’è almeno un punto in ogni sogno, dove non si può toccare il fondo: un ombelico, in un certo senso, che è il suo punto di contatto con l’ignoto.

Il sogno non si occupa mai di inezie; non permettiamo alle quisquilie di disturbarci nel sonno. I sogni apparentemente innocenti si rivelano maliziosi, quando ci si sforza di interpretarli.

I sogni molto frequentemente esprimono ricordi e conoscenze che il soggetto da sveglio è ignaro di possedere.

La convinzione spontanea della persona che si è appena svegliata è che i suoi sogni, anche se non sono venuti essi stessi da un altro mondo, lo hanno comunque trasportato in un altro mondo.

Nei sogni la vita di tutti i giorni, con le sue fatiche ed i suoi piaceri, con le sue gioie ed i suoi dolori, non si ripete mai; al contrario, i sogni hanno lo scopo di liberarcene. Anche quando tutta la nostra mente è presa da qualcosa, quando siamo abbattuti da qualche profondo dispiacere, o quando tutto il nostro potenziale intellettivo è assorbito da qualche problema, il sogno non farà altro che entrare nella tonalità del nostro umore e rappresentare la realtà in simboli.

Compiuto il lavoro di interpretazione, ci accorgiamo che il sogno è la soddisfazione di un desiderio.

Se nel corso di un solo giorno abbiamo due o più esperienze adatte a provocare un sogno, questo farà riferimento a un tutto unico; esso è costretto a farne un’unità.

Il pazzo è un sognatore sveglio.

Il sogno è l’appagamento mascherato di un desiderio inconscio.

Chiunque da sveglio si comporta come faceva nei sogni sarebbe preso per matto.

Sembra confinato nella vita notturna ciò che un tempo dominava in pieno giorno.

C’è molta gente che crede ai sogni profetici, perché a volte il futuro si realizza come il desiderio lo ha costruito nel sogno. In questo non c’è nulla di strano, tanto più che la credulità del sognatore trascura volentieri le considerevoli differenze che esistono tra il sogno e la sua realizzazione.

Di solito il lavoro onirico simboleggia mediante animali feroci gli impulsi passionali che il sognatore teme e quindi, con uno spostamento assolutamente trascurabile, le persone stesse che hanno queste passioni il padre temuto mediante animali cattivi, cani, cavalli selvatici. Tra gli animali usati come simboli di organi genitali nella mitologia e nel folklore, molti hanno questa parte anche nel sogno: il pesce, la lumaca, il gatto, il topo (a causa del pelo pubico), ma soprattutto il serpente, il più importante simbolo del membro maschile. Piccoli animali, insetti nocivi, rappresentano bambini piccoli, per esempio fratelli indesiderati.

Il futuro che ci mostra il sogno non è quello che accadrà, ma quello che vorremmo accadesse. La mente popolare si comporta qui come fa generalmente: crede in ciò che desidera.

Non vi sono sogni assolutamente razionali e che non contengano qualche incoerenza, qualche anacronismo, qualche assurdità.

I sogni cedono il posto alle impressioni di un nuovo giorno come lo splendore delle stelle cede alla luce del sole.

Lo studio dei sogni può essere considerato come il metodo più sicuro per indagare sui processi psichici profondi.

Nell’inconscio, le cariche energetiche possono essere facilmente e completamente trasferite, spostate e condensate; questo lavoro porterebbe a risultati privi di validità qualora si riferisse al materiale preconscio; ed è proprio a questo lavoro che son dovute quelle ben note singolarità che appaiono nei sogni manifesti, dopo che i resti diurni preconsci sono stati elaborati secondo le leggi che operano nell’inconscio.

Dimostrerò nelle pagine seguenti che esiste una tecnica psicologica che consente di interpretare i sogni, e che, applicando questo metodo, ogni sogno si rivela come una formazione psichica densa di significato, che va inserita in un punto determinabile dell’attività psichica della veglia. Tenterò inoltre di chiarire i processi da cui derivano la stranezza e l’oscurità del sogno e di dedurre la natura delle forze psichiche dalla cui cooperazione o dal cui contrasto il sogno trae origine.

Se ci richiamiamo al detto popolare i sogni vengono dallo stomaco, ci può riuscire più chiaro che cosa si debba intendere per stimoli e fonti del sogno. Dietro questi concetti si cela una teoria che vede nel sogno la conseguenza di una perturbazione del sonno. Non avremmo sognato, se un elemento perturbatore qualsiasi non fosse insorto nel sonno: il sogno è appunto la reazione a questa perturbazione.

Il sogno viene definito come l’attività psichica propria dell’uomo addormentato.

L’esperienza del sogno si presenta come un fatto estraneo, inserito fra due periodi di vita che sono perfettamente contigui e si prolungano l’uno nell’altro.

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Chi s’interessa di sogni dovrà riconoscere come fenomeno comune, io penso, il fatto che essi testimoniano di nozioni e ricordi che riteniamo di non possedere durante la veglia.

Il comportamento della memoria durante il sogno è senza dubbio di enorme importanza per ogni teoria della memoria in generale. Esso c’insegna che nulla di ciò che una volta abbiamo posseduto intellettualmente può andare del tutto perduto.

Ogni sogno appare come una struttura psichica con un preciso significato, inseribile in un punto da individuarsi nell’attività mentale della vita da svegli.

Nel mio modo di scoprire la soluzione del sogno vengono rivelate cose che non ero disposto ad ammettere nemmeno a me stesso.

Nei due scritti di Aristotele sul sogno, esso è già diventato oggetto della psicologia: non è inviato dalla divinità, e la sua natura non è divina. In altre parole esso non proviene da una rivelazione soprannaturale, ma dalle leggi dello spirito umano, che è però affine alla divinità.

Che al mattino il sogno “si dissolva”, è proverbiale. Ma, naturalmente, lo si può ricordare. Difatti conosciamo il sogno solo attraverso il ricordo che ce ne rimane dopo il risveglio; ma molto spesso ci pare di ricordarne soltanto una parte, mentre nella notte esso era assai più ricco.

Quello di volare, secondo Strümpell, rappresenta l’immagine efficace impiegata dalla psiche per interpretare l’eccitamento proveniente dai lobi polmonari che si alzano e si abbassano durante la respirazione, mentre contemporaneamente la sensibilità cutanea del torace risulta diminuita sino alla totale esclusione di coscienza.

Se esiste un «al di là del principio del piacere» è del tutto logico ammettere che ci deve essere stata un’epoca in cui lo scopo dei sogni non era la realizzazione dei desideri.

Il sogno è incoerente, riunisce senza esitazione le più grosse contraddizioni, ammette cose impossibili, trascura le nostre cognizioni, così importanti durante il giorno, ci fa apparire eticamente e moralmente ottusi.

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Frasi sulla follia di Freud

La conoscenza di Freud era di tipo medico e il suo percorso iniziò proprio studiando un caso d’isteria su una paziente, Anna O. La follia, alla fine dell’Ottocento era considerata una simulazione e non un disturbo della psiche. Freud portò un’ondata d’innovazione e le frasi sulla follia di Freud permettono di capire il pensiero dello psicologo: c’era isteria laddove esistevano dei conflitti interiori irrisolti. Ecco a voi le frasi celebri di Freud sulla depressione sulla follia.

“Psiche” è un vocabolo greco che significa “anima”. Perciò per “psichico” s’intende “trattamento dell’anima”; si potrebbe quindi pensare che voglia dire trattamento dei fenomeni patologici della vita dell’anima. Ma il significato dell’espressione è diverso. Trattamento psichico vuol dire invece trattamento a partire dall’anima, trattamento di disturbi psichici o somatici, con mezzi che agiscono in primo luogo e direttamente sulla psiche umana.

Potremmo azzardarci ad affermare che l’isteria è la caricatura di una creazione artistica, che la nevrosi ossessiva è la caricatura di una religione, che il delirio paranoico è la caricatura di un sistema filosofico.

I sintomi sono l’attività sessuale dei malati.

Tutti questi atti coscienti restano slegati e incomprensibili se ci ostiniamo a pretendere che ogni atto psichico che compare in noi debba essere sperimentato dalla coscienza.

La differenza genetica più importante tra le nevrosi e le psicosi: la nevrosi sarebbe l’effetto di un conflitto tra l’Io e il suo Es, mentre la psicosi rappresenterebbe l’analogo esito di un perturbamento simile nei rapporti tra Io e mondo esterno.

Una nevrosi che ha sfidato ogni sorta di sforzi terapeutici, può magari scomparire quando il soggetto incappa nella situazione penosa di un matrimonio infelice, o quando perde le proprie sostanze, o contrae una una pericolosa malattia organica. In questi casi una forma di sofferenza è stata sostituita da un’altra, e vediamo che al soggetto importava unicamente poter conservare un certo grado di sofferenza.

La nevrosi è caratterizzata dal porre la realtà psichica al di sopra della realtà effettiva, di reagire a pensieri con la stessa serietà con cui gli uomini normali reagiscono soltanto di fronte alla realtà.

Questo mezzo è costituito anzitutto dalla parola, e le parole sono anche strumento fondamentale del trattamento psichico. Certo, difficilmente il profano potrà comprendere come le “sole” parole del medico possano rimuovere disturbi patologici somatici e psichici. Penserà che gli si chieda di credere nella magia. E non ha tutto il torto; le parole dei nostri discorsi di tutti i giorni sono solo magia attenuata.

Tutti coloro che desiderano essere più nobili di quanto la loro costituzione non permetta soccombono alla nevrosi; sarebbero stati più sani se fosse stato loro possibile essere peggiori.

Quando dunque la malata rammentava allucinatoriamente in ipnosi una di queste situazioni e portava finalmente a compimento l’atto psichico a suo tempo represso, dando libero sfogo ai propri affetti, ecco che il sintomo scompariva per sempre.

Il termine «isteria» ha origine nei tempi più antichi della medicina ed è un derivato del pregiudizio, superato solo ai giorni nostri, che collega la nevrosi con le affezioni dell’apparato genitale femminile. Nel Medioevo le nevrosi ebbero un ruolo importante nella storia della civiltà; esse apparvero in forma epidemica come se risultassero da un contagio psichico e furono alla base di ciò che vi fu di effettivo nella storia delle ossessioni e della stregoneria.

L’ipnosi aveva nascosto un giuoco di forze che ora veniva messo allo scoperto, e la cui conoscenza dava alla nostra teoria un fondamento sicuro.

L’etiologia comune che determina lo scoppio di una psiconevrosi o di una psicosi rimane sempre la frustrazione, il mancato appagamento di uno di quegli invincibili desideri infantili che nella nostra organizzazione, filogeneticamente determinata, hanno radici così profonde.

Il nevrotico si isola dalla realtà perché la trova − nel suo insieme o in una sua parte − insopportabile.

I pensieri di suicidio non sono altro che impulsi omicidi contro gli altri reindirizzati su di sé.

Un uomo non dovrebbe sforzarsi di eliminare i suoi complessi, ma di entrare in sintonia con loro.

Se si esige che tutto ciò che accade nella psiche debba per forza esser noto alla coscienza, si avanza in effetti una pretesa insostenibile.

Le emozioni inespresse non moriranno mai. Sono sepolte vive e usciranno più avanti in un modo peggiore.

Credere che si possano vincere le psiconevrosi operando con blandi mezzucci, significa sottovalutare grossolanamente la natura di queste affezioni, la loro origine e la loro effettiva importanza.

L’incapacità di tollerare l’ambiguità è la radice di tutte le nevrosi.

La religione è paragonabile alla nevrosi infantile.

L’accettazione della nevrosi universale risparmia il compito di formarsi una nevrosi personale.

Il nevrotico, ci mostra con regolarità un aspetto dell’infantilismo psichico, dal momento che, o non ha saputo liberarsi dai legami che legavano la sua psicosessualità all’infanzia (arresto dello sviluppo), oppure ad essi è ritornato (regressione).

Il momento in cui un uomo si interroga sul significato e sul valore della vita, egli è malato, dato che oggettivamente non esiste nessuna delle due cose; col porre questa domanda uno sta semplicemente ammettendo di avere una riserva di libido insoddisfatta provocata da qualcos’altro, una specie di fermentazione che ha condotto alla tristezza e alla depressione.

Prima di diagnosticare a te stesso depressione o bassa autostima, assicurati di non essere circondato da idioti.

Un uomo non dovrebbe sforzarsi di eliminare i propri complessi, ma venire a patti con essi, che sono legittimamente, ciò che orienta la sua condotta nel mondo.

Ci si potrebbe arrischiare a considerare la nevrosi ossessiva come un equivalente patologico della formazione religiosa, e a descrivere la nevrosi come una religiosità individuale e la religione come una nevrosi universale.

I nevrotici si lamentano della loro malattia ma la sfruttano a volontà, e se la si vuole togliere loro la difendono con le unghie e con i denti.

Questo mezzo è costituito anzitutto dalla parola, e le parole sono anche strumento fondamentale del trattamento psichico. Certo, difficilmente il profano potrà comprendere come le “sole” parole del medico possano rimuovere disturbi patologici somatici e psichici. Penserà che gli si chieda di credere nella magia. E non ha tutto il torto; le parole dei nostri discorsi di tutti i giorni sono solo magia attenuata.

L’inconscio – che è come dire il rimosso – non offre resistenze di nessun genere agli sforzi del trattamento. Anzi, per quel che gli riguarda, esso non cerca altro che di abbattere la forza che lo schiaccia, e farsi strada sino ad arrivare alla coscienza, se non pure scaricarsi con qualche azione reale.

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Le immagini di Freud riescono a far capire meglio chi era questo personaggio così intelligente e voglioso di studiare in profondità la mente umana. Inoltre, sono proposte anche le immagini con frasi di Freud da scaricare gratis, per poterle utilizzare (o inviare) come si desidera!

frasi celebri Freud
Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno di fronte a noi stessi. (S.Freud)
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I sogni cedono il posto alle impressioni di un nuovo giorno come lo splendore delle stelle cede alla luce del sole. (S.Freud)
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Non è sempre facile dire la verità, specialmente quando si deve essere brevi. (S.Freud)
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A volte un sigaro è soltanto un sigaro. (S.Freud)
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Il sogno è il tentato appagamento del desiderio. (S.Freud)
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C’è una storia dietro ogni persona. C’è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali e alcune volte è impossibile cambiarli.(Sigmund Freud)
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Non siamo ami così indifesi verso la sofferenza come nel momento in cui amiamo. (S.Freud)
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L’interpretazione dei sogni è la strada maestra verso la conoscenza delle attività inconsce della mente. (S.Freud)
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Chi è sensibile attribuisce un’importanza enorme ai dettagli più insignificanti del comportamento altrui, quelli che generalmente sfuggono alle persone normali. (S.Freud)
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L’accettazione della nevrosi universale risparmia il compito di formarsi una nevrosi personale. (S.Freud)
frasi vita Freud
Il pazzo è un sognatore sveglio.
(S.Freud)
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Il successo non va di pari passo con il merito. (S.Freud)
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Oh la vita potrebbe essere molto interessante, solo che si sapesse e si capisse qualcosa di più. (S.Freud)
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Sopportare la vita: questo è pur sempre il primo dovere d’ogni vivente.
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Prima di diagnosticare a te stesso depressione o bassa autostima, assicurati di non essere circondato da idioti.
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È un buon esercizio essere completamente onesti con se stessi.
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Non vi sono sogni assolutamente razionali e che non contengano qualche incoerenza, qualche anacronismo, qualche assurdità.
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Una donna dovrebbe ammorbidire, ma non indebolire un uomo.
(S.Freud)
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L’amore è quanto c’è di più prossimo alla psicosi. L’amore è pazzia.
frasi sulla depressione Freud
Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico. (Freud)
frasi sulla follia Freud
Si dice che i genitori rimangono giovani nei figli, ed è questo uno dei più preziosi vantaggi psicologici ch’essi ricavano da loro.
Freud frasi
I nevrotici si lamentano della loro malattia ma la sfruttano a volontà, e se la si vuole togliere loro la difendono con le unghie e con i denti.
(S.Freud)
immagini Freud
Esistono due modi per essere felici in questa vita,
uno è di diventare un idiota
e l’altro è di esserlo.

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Giulia Vigna
Educatrice professionale, lavoro quotidianamente con bambini e ragazzi. Peer supporter in allattamento, sostengo le mamme e organizzo incontri formativi. Da anni scrivo articoli che riguardano la sfera dell'essere donna, mamma e genitore.