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La vita in Aforismi

Seneca frasi: 340 pensieri e immagini sul filosofo dell’età Imperiale

Sicuramente, tutti coloro che hanno intrapreso gli studi classici e scientifici conoscono Seneca. Scopriamo di più su questo filosofo grazie alle frasi di Seneca e alle immagini.

Seneca frasi

Le frasi di Seneca permettono di capire molto bene il modo di vivere, amare e pensare che aveva questo politico, scrittore e drammaturgo romano, molto conosciuto sia all’epoca dell’età imperiale e sia dagli studenti liceali. Oltre agli aforismi di Seneca, leggerete anche le frasi di Seneca sulla vita, sull’amicizia, sul tempo e molto altro.

Seneca Aforismi

Gli aforismi di Seneca sono il miglior modo per poter conoscere questo personaggio e filosofo intelligente, ricco di carisma e ambizione. Le frasi di Seneca sono sorprendentemente ancora molto attuali, poetiche talvolta e permettono una riflessione su se stessi e sul mondo circostante.

Crea intorno a te solo pensieri e azioni positive.

È l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi.

Anche il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza.

Impara a piacere a te stesso. Quello che pensi tu di te stesso è molto più importante di quello che gli altri pensano di te.

Sono più le cose che ci spaventano che quelle che fanno effettivamente male, e siamo travagliati più per le apparenze che per i fatti reali.

Sacra è la voce del popolo.

La fortuna è di vetro: risplende ma si spezza.

Corre a rovina il povero che imitar voglia il ricco.

Tante volte l’uom muor quante i suoi lascia.

Arte non è, se ottien l’effetto a caso.

La verità non muore mai.

Ignorante non è chi sa d’essere stolto.

Anche un fil di capello ha l’ombra sua.

Ossequi il peccator? pecchi due volte.

Il sole splende anche sui malvagi.

Che differenza c’è se ci cade addosso il casotto delle sentinelle o un monte? Nessuna. Eppure c’è chi teme di più quest’ultima evenienza, sebbene entrambe siano ugualmente mortali: abbiamo più paura delle cause che degli effetti.

Pianto d’erede è mascherato riso.

Pazienza, non lacrime, necessità richiede.

La donna è allor sincera che mostrasi cattiva.

Il più blando discorso ha il suo veleno.

La speranza del premio allevia la fatica.

Comandare non significa dominare, ma compiere un dovere.

Noi dovremmo ogni notte chiamare noi stessi a rendere conto: Quale debolezza ho vinto oggi? A quale passione mi sono opposto? A quale tentazione ho resistito? Quali virtù ho acquisito?

La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità.

L’assalto del male è di breve durata; simile ad un temporale, passa, di solito, dopo un’ora. Chi, infatti, potrebbe sopportare a lungo quest’agonia? Ormai ho provato tutti i malanni e tutti i pericoli, ma nessuno per me è più penoso. E perché no? In ogni altro caso si è ammalati; in questo ci si sente morire. Perciò i medici chiamano questo male “meditazione della morte”: talvolta, infatti, tale mancanza di respiro provoca il soffocamento. Pensi che ti scriva queste cose per la gioia di essere sfuggito al pericolo? Se mi rallegrassi di questa cessazione del male, come se avessi riacquistato la perfetta salute, sarei ridicolo come chi credesse di aver vinto la causa solo perché è riuscito a rinviare il processo.

Anche il nostro corpo non trema di per sé, a meno che una qualche causa non faccia tremare l’aria (spiritus) che vi circola. Quest’aria, la paura la contrae; la vecchiaia l’illanguidisce; le vene, irrigidendosi, la indeboliscono; il freddo la paralizza, oppure un accesso di febbre le fa perdere la regolarità del suo corso. Infatti, fintanto che l’aria scorre senza ostacoli e normalmente, il corpo non presenta tremore. Ma qualora si presenti qualcosa che impedisce la sua funzione,allora, incapace di mantenere ciò che con la sua energia teneva teso, scuote, indebolendosi, tutto quello che aveva potuto sostenere quando era integra.

Non vedi? Se lo spirito langue, si trascinano le membra e si cammina a fatica. Se è effeminato, la sua rilassatezza si vede già nell’incedere. Se è fiero e animoso, il passo è concitato. Se è pazzo o preda all’ira, passione simile alla pazzia, i movimenti del corpo sono alterati: non avanza, ma è come trascinato.

Volgiti ai miei fratelli, vivendo i quali non ti è lecito accusare la fortuna. In entrambi hai quanto può allietarti per qualità opposte: uno, con il suo impegno, ha raggiunto alte cariche, l’altro, con saggezza, non se ne è preso cura; trai sollievo dall’alta posizione dell’uno, dalla vita quieta dell’altro, dall’affetto di entrambi. Conosco i sentimenti intimi dei miei fratelli: uno ha cura della sua posizione sociale per esserti di ornamento, l’altro si è raccolto in una vita tranquilla e quieta per aver tempo di dedicarsi a te.

Sozione spiegava perché Pitagora si era astenuto dal mangiare carne di animali e perché in seguito se ne era astenuto Sestio. Le loro motivazioni erano diverse, ma entrambe nobili. […] Spinto da questi discorsi, cominciai ad astenermi dalle carni, e dopo un anno questa abitudine non solo mi riusciva facile, ma anche piacevole. Mi sentivo l’anima più agile e oggi non oserei affermare se fosse realtà o illusione. Vuoi sapere come vi ho rinunciato? L’epoca della mia giovinezza coincideva con l’inizio del principato di Tiberio: allora i culti stranieri erano condannati e l’astinenza dalle carni di certi animali era considerata come segno di adesione a questi culti. Mio padre, per avversione verso la filosofia più che per paura di qualche delatore, mi pregò di tornare agli antichi usi: e, senza difficoltà, ottenne che io ricominciassi a mangiare un po’ meglio.

Ma come la natura certuni fa proclivi all’ira, così molte cause capitano che hanno la stessa facoltà della natura: alcuni la malattia o l’ingiuria fatta ai loro corpi li ha portati a ciò, altri la fatica e la continua veglia e le notti affannose e i rimpianti e gli amori; tutto quanto d’altro ha nuociuto al corpo o all’animo dispone la malata volontà alle lamentele.

Se mi offrissero la saggezza alla condizione di tenerla per me, senza comunicarla a nessuno, non la vorrei.

Chi ti offende o è più potente o è più debole di te: se è più debole, risparmialo, se è più potente, risparmia te stesso.

I difetti sono come nemici che ti girano intorno e ti attaccano all’improvviso, contro i quali non si può star sempre pronti come in guerra, ma nemmeno tranquilli come in pace.

Nulla è più contrario alla guarigione che cambiare spesso rimedi.

Spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa.

Se guardiamo un pezzo di legno perfettamente diritto, immerso nell’acqua, ci sembra curvo e spezzato. Non ha importanza che cosa guardi, ma come guardi: la nostra mente si ottenebra nello scrutare la verità.

La religione è considerata dalle persone comuni come vera, dalle persone sagge come falsa, e dai governanti come utile.

Anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza e metti fine alla tua angoscia.

Giammai sarai felice finché un altro ti darà fastidio per il fatto che è più felice di te.

Il saggio non provocherà mai l’ira dei potenti, anzi la eviterà, come in navigazione si evitano le tempeste.

Il destino accompagna chi acconsente, trascina chi resiste.

Una grande fortuna è una grande schiavitù.

L’ira: un acido che può provocare più danni al recipiente che lo contiene che a qualsiasi cosa su cui venga versato.

Per fare ciò che si vuole bisogna nascere re o stupidi.

Molto potente è chi ha se stesso in proprio potere.

Occorre che la legge sia breve, in modo che l’inesperto possa comprenderla facilmente.

Se vuoi avere la vera libertà devi farti servo della filosofia.

Ricordati di spogliare gli avvenimenti dal tumulto che li accompagna e di considerarli nella loro essenza: capirai che in essi non c’è niente di terribile se non la nostra paura.

La principale e la più grave punizione per chi ha commesso una colpa sta nel sentirsi colpevole.

Chi diventa peggiore è dannoso non solo a sé, ma anche a tutti coloro ai quali avrebbe potuto giovare, se fosse diventato migliore.

Nessuno è infelice se non per colpa sua.

Ogni piacere ha il suo momento culminante quando sta per finire.

La cosa più grande è sapere quando parlare e quando stare zitti.

I mali incerti sono quelli che ci tormentano di più.

È naturale ammirare più le cose nuove che le cose grandi.

Tutti sanno fare il timoniere col mare calmo.

Noi dovremmo dare come vorremmo ricevere, allegramente, rapidamente, e senza esitazione; perché non c’è grazia in un beneficio che si attacca alle dita.

Comandare a se stessi è la forma più grande di comando.

Nessuna spesa è più nobile di quella che si fa per l’acquisto dei libri, ma nessuna spesa è meno giudiziosa di quella fatta per l’acquisto di troppi libri. A che serve una enorme quantità di volumi, dei quali, nella brevità della vita, si abbia appena il tempo di leggere i titoli? Meglio leggere e rileggere pochi autori eccellenti che leggicchiarne migliaia.

L’applauso della folla è la prova dell’empietà di una causa.

Chi domanda timorosamente, insegna a rifiutare.

I dolori leggeri fanno parlare: i grandi dolori rendono muti.

Non abbiate paura del dolore, o finirà o vi finirà.

Devi sapere che Ulisse non affrontò tante peripezie nella navigazione perché era perseguitato da Nettuno: egli soffriva di mal di mare. Proprio come lui, dovunque dovrò andare per mare, vi giungerò dopo vent’anni. […] Una leggera febbretta può sfuggire all’attenzione, ma, se aumenta e diventa un’autentica febbre che brucia, anche l’uomo più resistente e più avvezzo alle sofferenze è costretto a confessare l’infermità. […] Il contrario avviene nelle infermità che colpiscono l’animo: quanto più uno sta male, tanto meno se ne accorge. Non te ne devi meravigliare, carissimo Lucilio. Infatti, chi è appena assopito, anche durante il sonno percepisce le immagini dei sogni; e talvolta, dormendo, si rende conto di dormire. Ma un sonno pesante estingue anche i sogno e sommerge l’anima in una completa incoscienza. Perché nessuno confessa i suoi vizi? Perché è ancora sotto il loro dominio. Può raccontare i propri sogno solo chi ne è guarito. Perciò, svegliamoci, per poter prendere coscienza dei nostri errori.

Non si soffre, in effetti, per la mancanza di questi beni, ma per il pensiero della loro mancanza. Chi ha il possesso di sé non ha perso niente: ma quanti hanno la fortuna di possedere se stessi?

L’unico bene è l’onestà, gli altri sono beni falsi e fittizi.

La via per imparare è lunga se si procede per regole, breve e efficace se si procede per esempi.

Chi è temuto teme: non può starsene tranquillo chi è oggetto della paura altrui.

Cesserai di temere, se avrai cessato di sperare.

Solo il saggio è contento delle cose sue; gli sciocchi, invece, sono tormentati dal disgusto di se stessi.

Non è libero chi è schiavo del proprio corpo.

Povero non è chi ha poco, ma chi vuole di più.

Cosa è, dunque, il bene? La conoscenza della realtà. Cosa è il male? L’ignoranza.

Ciò che vuoi che un altro taccia, tacilo tu per primo.

Di gran lunga la cosa più difficile è vincere se stessi.

Chi accoglie un beneficio con animo grato paga la prima rata del suo debito.

Aspiro alla libertà; questo è il premio a cui sono rivolte tutte le mie fatiche. Mi chiedi che cosa sia la libertà? È indipendenza da ogni cosa, da qualunque circostanza esterna, da qualunque necessità.

Di tanto in tanto è bello anche far pazzie.

Usa le orecchie piuttosto che la lingua.

Non giova né si assimila il cibo vomitato subito dopo il pasto. […] Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che potresti avere, basta possederne quanti puoi leggerne. […] Leggi sempre, perciò autori di valore riconosciuto e se di tanto in tanto ti viene in mente di passare ad altri, ritorna poi ai primi. Procurati ogni giorno un aiuto contro la povertà, contro la morte e, anche, contro le altre calamità; e quando avrai fatto passare tante cose, estrai un concetto da assimilare in quel giorno.

Dicono che Cratere, discepolo di quello Stilbone, da me menzionato nella precedente lettera, avendo visto un giovincello passeggiare in un luogo isolato, gli domandò che facesse lì solo. “Parlo con me” fu la risposta. E di rimando Cratere: “Sta’ bene attento, te ne prego; tu parli con un cattivo soggetto”.

I piaceri del palato sono simili ai ladri egiziani, che strangolano con un abbraccio.

Dove ci porta la morte? Ci porta in quella pace dove noi fummo prima di nascere. La morte è il non-essere: è ciò che ha preceduto l’esistenza. Sarà dopo di me quello che era prima di me. Se la morte è uno stato di sofferenza, doveva essere così prima che noi venissimo alla luce: ma non sentimmo, allora, alcuna sofferenza. Tutto ciò che fu prima di noi è la morte. Nessuna differenza è tra il non-nascere e il morire, giacché l’effetto è uno solo: non essere.

Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta.

La ferita risana, la cicatrice resta.

Se nulla vuoi temer, temi di tutto.

Che stupidi sono questi mortali.

Perché ti stupisci se viaggiare non ti serve? Porti in giro te stesso. Ti perseguitano i medesimi motivi che ti hanno fatto fuggire.

Perdona molte cose agli altri; nulla a te stesso.

Io sono troppo grande e troppo superiore è il destino per cui sono nato, perché io possa rimanere schiavo del mio corpo.

Non temiamo la morte, ma il pensiero della morte.

Mi chiedi cos’è la libertà? Non essere schiavi di nessuno, di nessuna necessità, di nessun accidente e conservare la fortuna a portata di mano.

Temiamo tutto in quanto mortali, ma desideriamo tutto come se fossimo immortali.

La filosofia non respinge né preferisce nessuno: splende a tutti.

Sono più le cose che ci spaventano di quelle che ci minacciano effettivamente, e spesso soffriamo più per le nostre paure che per la realtà.

Chi accoglie un beneficio con animo grato paga la prima rata del suo debito.

Tanti servi, altrettanti nemici.

Ecco una cosa grandiosa: avere la debolezza di un uomo e la tranquillità di un dio.

Un popolo affamato non ascolta ragioni, né gl’importa della giustizia e nessuna preghiera lo può convincere.

Da un uomo grande c’è qualcosa da imparare anche quando tace.

Anche da un piccolo corpo deforme può uscire uno spirito veramente forte e virtuoso.

Anche gli animali ancora in tenera età e appena usciti dall’utero materno o dall’uovo sanno subito che cosa può essere pericoloso ed evitano ciò che può essere causa di morte: quelli che sono preda degli uccelli rapaci ne temono anche l’ombra, quando questi passano in volo. Nessun animale viene alla luce senza la paura della morte.

Chi è nobile? Colui che dalla natura è stato ben disposto alla virtù.

Chi segua la sua strada ha sempre una meta da raggiungere, ma chi ha smarrito la retta via, va errando all’infinito.

Lunga è la via dell’insegnare per mezzo della teoria, breve ed efficace per mezzo dell’esempio.

Quando insegnano, gli uomini imparano.

Poiché ho cominciato a raccontarti come da giovane mi sono accostato alla filosofia con uno slancio maggiore di quello con cui continuo a coltivarla da vecchio, non mi vergognerò di confessare quale amore mi abbia ispirato Pitagora. Sozione spiegava perché Pitagora si era astenuto dal mangiare carne di animali e perché in seguito se ne era astenuto Sestio. Le loro motivazioni erano diverse, ma entrambe nobili. Sestio riteneva che l’uomo avesse abbastanza per nutrirsi anche senza spargere sangue, e che divenisse un’abitudine alla crudeltà lo squarciare gli animali per il piacere della gola. Aggiungeva poi che bisogna limitare gli incentivi alla dissolutezza; concludeva che gli alimenti di varia qualità sono contrari alla salute e dannosi al nostro corpo.
Pitagora, invece, sosteneva che esiste una parentela fra tutti gli esseri e che c’è una relazione fra le anime che trasmigrano da una forma di vita all’altra. Nessuna anima, a suo parere, muore, né cessa di agire, se non per l’attimo in cui si trasferisce in un altro corpo.

Il lavoro caccia i vizi derivanti dall’ozio.

L’ubriachezza eccita e porta alla luce tutti i vizi, togliendo quel senso di pudore che costituisce un freno agli istinti cattivi.

La fortuna aiuta gli audaci, il pigro si ostacola da solo.

L’uomo è un animale che ragiona.

Chi si adatta bene alla povertà è ricco.

Ho gia riferito molti esempi di benefici sia differenti sia alcuni contrari tra loro. Qualcuno diede al proprio padrone la vita, qualcuno diede la morte, qualcuno salvò in punto di morte e, se questo è pari, salvò morendo; uno aiutò il padrone, un altro lo ingannò. Claudio Quadrigario nel diciottesimo libro degli annali racconta che, mentre Grumeto era assediata e già si era arrivati alla disperazione più totale, due schiavi fossero passati al nemico e fossero a lui molto utili. Racconta che in seguito, conquistata la città, disperso dovunque il vincitore (mentre l’esercito vincitore faceva scorrerie dovunque), quelli accorsero per percorsi noti alla casa nella quale avevano servito e spinsero davanti a sé la padrona. A coloro che chiedevano chi mai fosse dichiararono che era la loro padrona e che era stata molto crudele e che veniva condotta da loro stessi al patibolo. Condotta quindi fuori dalle mura, la nascosero con somma cura, fino a quando non si calmasse la confusione e l’ira del vincitore. In seguito, quando i soldati rapidamente stanchi della razzia tornarono ai costumi Romani, anche quelli tornarono alla precedente condizione di schiavi e si diedero essi stessi al servizio della padrona.

La vergogna proibisce ciò che la legge non proibisce.

La filosofia non è un’arte che ricerca il favore popolare né che serve a far mostra di sé ; non risiede nelle parole ma nei fatti. Non viene impiegata per trascorrere la giornata con qualche svago, nè per eliminare il senso di disgusto che viene dall’ozio (né è impiegata per questo [cioè] affinchè il giorno sia trascorso con un qualche svago e affinchè la nausea sia sottratta dall’ozio): educa e plasma l’animo, regola la vita, guida le azioni, mostra ciò che si deve fare e ciò che si deve tralasciare, siede al timone e dirige la rotta attraverso le incertezze di un mare agitato. Senza di questa nessuno può vivere tranquillamente, nessuno senza timori.

Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri ci stanno dietro.

Vivi con gli uomini come se Dio ti vedesse; parla con Dio come se gli uomini ti udissero.

Non credere che si possa diventare felici procurando l’infelicità altrui.

Allora, perché capitano tanti guai ai buoni? Ad un uomo buono, non può accadere nulla di male: i contrari non si mescolano mai. Come tutti i fiumi, tutte le piogge che cadono dal cielo, tutto il fluire delle sorgenti curative non muta la salsedine del mare e nemmeno l’attenua, così l’assalto dell’avversità non piega la costanza dell’uomo forte: egli mantiene la sua coerenza e valuta tutto l’accaduto secondo le sue prospettive, perché è realmente più forte di ogni evento esterno.

Il fuoco prova l’oro, la sventura l’uomo forte.

Si stabilisca dunque dove vogliamo arrivare e per quale strada, non senza una guida cui sia noto il cammino che abbiamo intrapreso, perché qui non si tratta delle solite circostanze cui si va incontro in tutti gli altri viaggi; in quelli, per non sbagliare, basta seguire la strada o chiedere alla gente del luogo, qui, invece, sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno. E niente ci tira addosso i mali peggiori come l’andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.

Non è mai poco quello che è abbastanza.

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Frasi sul tempo Seneca

Da gran filosofo, Seneca aveva avuto modo di riflettere molto sul concetto di tempo. Infatti, in moltissime sue opere compaiono ripetutamente le frasi sul tempo di Seneca che sono estremamente vere e invitano a vivere nel tempo presente, senza crucciarsi troppo. Ecco le frasi celebri di Seneca sul tempo.

Quello che non poté guarire la ragione, l’ha spesso guarito il tempo.

Parte del tempo ce lo strappano di mano, parte ce lo sottraggono con delicatezza, e parte scivola via senza che ce ne accorgiamo.

È veramente felice e padrone di sé, chi aspetta il domani senza preoccupazione; chi dice ogni giorno: “Ho vissuto” e il poter alzarsi al mattino gli appare come un guadagno.

Mentre perdiamo il nostro tempo tra indugi e rinvii, la vita passa.

Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto.

Non afferrate né trattenete o ritardate la più veloce di tutte le cose, ma la lasciate andar via come inutile e ricuperabile.

Ci sono, invece, esercizi facili e brevi che spossano sùbito il corpo e fanno risparmiare quel tempo che va tenuto in gran conto: la corsa, il sollevamento pesi, il salto in alto, in lungo e quello, per così dire, tipico dei Salii o, per usare una definizione più volgare, del “lavandaio”: scegli uno qualsiasi di questi semplici e facili esercizi.

Mi fa sempre meraviglia vedere alcuni chiedere tempo e chi ne è richiesto così arrendevole; l’uno e l’altro guarda allo scopo per cui si chiede il tempo, nessuno dei due al tempo in sé: lo si chiede come fosse niente, lo si dà come fosse niente. Si gioca con la cosa più preziosa di tutte. Non ne hanno coscienza, perché è immateriale, perché non cade sotto gli occhi, e perciò è valutata pochissimo, anzi non ha quasi prezzo.

Il tempo libero non sarà mai una realtà, sarà sempre un sogno.

Sono tirchi (gli uomini) nell’amministrare il patrimonio, ma prodighi nel gettar via il proprio tempo, la sola cosa per cui l’essere avari farebbe onore. Mi piacerebbe chiedere a una persona anziana scelta a caso tra la folla: «Tu sei ormai vicino al termine della vita e hai cento anni sulle spalle, se non di più: prova a fare un po’ di conti sul tuo passato. Calcola quanto del tuo tempo ti hanno sottratto creditori, amanti, superiori e collaboratori, quanto le liti in famiglia e le punizioni dei servi, quanto gli impegni mondani andando in giro per la città. Aggiungi le malattie che ti sei procurato da solo e il tempo rimasto inutilizzato, e ti accorgerai di avere molti meno anni di quanti ne conti di solito. Cerca di ricordare quando sei stato fermo nei tuoi propositi; quante giornate sono trascorse proprio come avevi stabilito; quando sei stato padrone di te stesso, e il tuo volto è rimasto impassibile e il tuo animo intrepido; cosa hai realizzato in una vita così lunga e quanto della tua vita ti è stato sottratto dagli altri senza che te ne rendessi conto di quel che perdevi, e il tempo che ti hanno portato via l’inutile dolore, la sciocca allegria, un’avidità insaziabile, il frivolo conversare… Vedrai quanto poco, in definitiva, ti sia rimasto del tuo; allora capirai che muori prematuramente.» Quale ne è dunque la causa? È che vivete come se doveste vivere per sempre, non vi ricordate della vostra precarietà; non osservate quanto tempo è già trascorso, lo sciupate come se ne aveste in abbondanza, mentre invece proprio quella giornata che state dedicando a qualcuno o a un affare qualsiasi, potrebbe essere l’ultima.

È passato del tempo: lo blocca col ricordo; urge: ne usa; sta per venire: lo pregusta. Gli fa lunga la vita la concentrazione di tutti i tempi.

Nessuno ti renderà gli anni, nessuno ti restituirà a te stesso; andrà il tempo della vita per la via intrapresa e non tornerà indietro né arresterà il suo corso; non farà rumore, non darà segno della sua velocità: scorrerà in silenzio, non si allungherà per editto di Re o favore di popolo; correrà come è partito dal primo giorno, non farà mai fermate, mai soste. Che avverrà? Tu sei affaccendato, la vita si affretta: e intanto sarà lì la morte, per la quale, tu voglia o no, devi aver tempo.

Il tempo scopre la verità.

L’invidia si volge alle cose vicine, mentre quelle lontane sono guardate con animo schietto e sincero. La vita del saggio, dunque, spazia per ogni dove, è senza tempo, non è limitata, come quella degli altri mortali.

Moriamo ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l’infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte. Come la clessidra non è vuotata dall’ultima goccia d’acqua, ma da tutta quella defluita prima, così l’ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, da tempo, però, vi siamo diretti.

Nessuna cosa ci appartiene, soltanto il tempo è nostro.

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Frasi di Seneca sull’amicizia

Per Seneca l’amicizia era davvero importantissima perché per lui, l’uomo non poteva vivere da solo. Sono davvero molte le lettere inviate a un suo caro amico, Lucilio, a cui spesso fa riferimento nelle sue citazioni e a cui porge consigli. Scoprite tutte le frasi di Seneca sull’amicizia: frasi che fanno riflettere sul vero significato di “amico”.

L’uomo è un animale sociale. Le persone non sono fatte per vivere da sole.

Mi chiedi qual è stato il mio progresso? Ho cominciato a essere amico di me stesso.

Con un amico decidi tranquillamente di tutto, ma prima decidi se è un amico: una volta che hai fatto amicizia, ti devi fidare; prima, però, devi decidere se è vera amicizia.

Nessuna cosa è bella da possedere se non si hanno amici con cui condividerla!

Chi è amico ama, ma chi ama non sempre è un amico; e pertanto l’amicizia giova sempre, l’amore, invece, può a volte anche nuocere.

Ritirati in te stesso per quanto puoi; frequenta le persone che possono renderti migliore e accogli quelli che puoi rendere migliori. Il vantaggio è reciproco perché mentre s’insegna si impara.

Comportati così, Lucilio mio: rivendica i tuoi diritti su te stesso, e il tempo che finora ti veniva portato via o ti veniva rubato o ti sfuggiva di mano, trattienilo e custodiscilo. Convinciti che le cose stanno proprio così come ti scrivo: certi momenti ci vengono strappati via, altri ci vengono sottratti furtivamente e altri ci sfuggono senza che ce ne accorgiamo. Tuttavia, la perdita più vergognosa è quella che avviene per nostra negligenza. E se vorrai fare attenzione, comprenderai che gran parte della vita se ne vola via nel fare il male, la maggior parte nel non fare nulla, tutta la vita nel disperdersi in altre cose estranee al vero senso della vita.

Hai chiamato quello “amico”, così come definiamo “signori” i passanti, quando non ci ricordiamo del loro nome.

Poiché sarebbe troppo faticoso avere tutti amici, basta non avere troppi nemici.

Applicano i doveri dell’amicizia quelli che, contro l’insegnamento di Teofrasto, si fanno giudici di uno, dopo avergli concesso il loro affetto; poi, quando l’hanno giudicato, rompono l’amicizia. Rifletti a lungo se devi accettare qualcuno fra i tuoi amici, ma, presa la decisione, accoglilo di tutto cuore: e, quando parli con lui, sii schietto come con te stesso.

La tua vita sia così sincera che tu possa confidare anche al tuo nemico tutto quello che ti passa per la mente. Ma poiché ci sono fatti che si usa tenere nascosti, è l’amico che devi mettere a parte di tutti i tuoi pensieri e di tutte le tue preoccupazioni.

Così, nella medesima lettera, hai definito costui “amico” e poi lo hai negato.

Ma se ritieni “amico” qualcuno di cui non ti fidi quanto di te stesso, ti sbagli completamente e dimostri di non conoscere abbastanza il valore della vera amicizia.

Fa’ tuoi se soffri i vizi dell’amico.

Più devi a quell’amico da cui nulla ricevi.

È dei mali il maggior perder l’amico.

Perché non dovrei dire tutto quello che penso in presenza dell’amico? Perché davanti a lui non dovrei sentirmi a mio agio, come quando sono solo? C’è chi suole narrare al primo che incontra ciò che si può confidare solo all’amico, e riversa in qualunque orecchio il peso dei suoi affanni.

Dopo aver fatto amicizia è necessario fidarsi, prima di fare amicizia è necessario valutare.

Pensa a lungo prima di accettare qualcuno come amico.

Condividi con l’amico tutte le tue preoccupazioni, tutti i tuoi pensieri.

Certuni raccontano a chiunque le cose da affidare solo agli amici, e riversano nelle orecchie di tutti ciò che li tormenta; altri, viceversa, hanno paura di confidarsi persino con i loro cari e soffocano dentro di sé ogni segreto: se potessero, non farebbero confidenze nemmeno a se stessi.

Sbaglia chi cerca un amico nell’atrio e lo mette alla prova nel banchetto.

Ti prego, Lucilio carissimo, fa la sola cosa che può renderti felice: distruggi e calpesta questi beni splendidi solo esteriormente, che uno ti promette o che speri da un altro; aspira al vero bene e godi del tuo. Ma che cosa è “il tuo”? Te stesso e la parte migliore di te.

Dunque hai usato la specifica parola “amico” in senso generico.

Queste sono le amicizie che la gente definisce occasionali; chi è stato scelto per la sua utilità, piacerà soltanto finché sarà utile.

Credo, Paolo, che ti sia stato riferito che ieri abbiamo discusso col nostro Lucilio delle cose apocrife e delle altre. Infatti con me c’erano alcuni compagni delle tue discipline. Poi ci siamo ritirati nei giardini di Sallustio, capitando là mentre eravamo diretti altrove, questi di cui ti ho parlato, si sono uniti a noi. Certamente avremmo desiderato la tua presenza e voglio che sappia questo: letto il tuo libello, vale a dire le lettere che hai indirizzato a qualche citta’ o capoluogo di provincia e che contengono precetti di una retta condotta morale con una singolare esortazione, ci siamo completamente ricreati. Pensieri che non ritengo detti da te ma attraverso te, certamente un giorno da te e attraverso te. Infatti è tale la maestà degli argomenti e ricevono luce da una tale generosità che a stento ritengo sufficienti le età degli uomini che possono essere educati ad essi ed istruiti. Desidero che tu stia bene, fratello.

Mi scrivi di aver consegnato delle lettere per me ad un amico: ma poi mi avverti di non metterlo a parte di tutto ciò che ti riguarda, poiché neppure tu sei solito farlo. Così nella stessa lettera affermi e neghi che egli ti è amico. Se hai usato quel vocabolo specifico con un significato generico e hai chiamato amico quel tale, come noi chiamiamo “onorevoli” i candidati alle cariche pubbliche, o come salutiamo con la parola “signori” le persone che incontriamo, se non ci viene in mente il nome, passi pure.

È male sia fidarsi di tutti, sia di nessuno: ma direi che il primo difetto è più onesto, il secondo più sicuro. Sono ugualmente da biasimare e quelli che sono sempre inquieti e quelli che sempre rimangono apatici. Infatti il continuo agitarsi di una vita tumultuosa non è sana operosità, ma irrequietezza di una mente esaltata; e il considerare molesta ogni attività non è vera quiete, ma sintomo di inettitudine. Tu terrai, dunque, bene in mente questo pensiero di Pomponio: “V’è chi vive così chiuso nel suo guscio, da vedere un oscuro pericolo in tutto ciò che sta alla luce del sole”: Occorre saper conciliare le due condizioni di vita: l’uomo che vive nella quiete sia più operoso, e l’uomo d’azione trovi il tempo per riposare. Tu segui l’esempio che ti dà madre natura: essa ha fatto sia il giorno che la notte.

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Seneca: frasi sulla vita

La vita di Seneca non fu facile, come del resto quella di molti personaggi vissuti nell’impero romano che si dedicarono alla politica. Egli aveva una salute cagionevole, ma una forza di volontà decisamente grande e fuori dal comune. Le frasi sulla vita di Seneca insegnano che tutti gli esseri umani possono attraversare momenti difficili, ma la mente e il corpo hanno le risorse per continuare ad andare avanti fino a ritrovare l’equilibrio. Seneca: frasi emozionanti sulla vita. 

Chi vorrà vivere tranquillamente non tratti molti affari privati né molti affari pubblici.

In qualunque situazione della vita, troverai momenti di soddisfazione, di riposo, di piacere, se preferirai giudicare lievi i tuoi mali invece di renderteli odiosi.

Siamo tutti schiavi del destino: qualcuno é legato con una lunga catena d’oro, altri con una catena corta e di vile metallo. Ma che importanza ha? La medesima prigione rinchiude tutti e sono incatenati anche coloro che tengono incatenati gli altri… Tutta la vita é una schiavitù. Bisogna quindi abituarsi alla propria condizione, lamentandosi il meno possibile e cogliendo tutti i vantaggi che essa può offrire.

Molti imparano non per la vita ma per la scuola.

Comincia a vivere subito e considera ogni giorno come una vita a sé.

Il maggior ostacolo del vivere è l’attesa, che dipende dal domani ma spreca l’oggi.

La maggior parte dei mortali, o Paolino, si lamenta per l’avarizia della natura, perchè veniamo al mondo per un periodo troppo breve di tempo, perchè questi intervalli di tempo a noi concessi scorrono tanto velocemente, tanto rapidamente, al tal punto che, se si fa eccezione per pochissimi, la vita abbandona gli altri proprio mentre si stanno preparando a vivere.

Essa ha concesso agli animali tanto tempo, che vivono cinque o dieci generazioni l’uno, mentre all’uomo, che è nato per tante e tanto grandi imprese, è fissata una fine ben più vicina.

Come ricchezze notevoli e regali, quando sono giunte ad un cattivo padrone, in un attimo si dissipano, ma, sebbene modeste, se sono state consegnate ad un buon amministratore, crescono con l’uso, così la nostra vita dura molto di più per chi la dispone bene.

Ci chiediamo: fino a quando sempre le stesse cose? Svegliarsi e andare a dormire, mangiare ed aver fame, aver freddo e soffrire il caldo? Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro: si fuggono e si inseguono. Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno; l’estate ha fine con l’autunno, questo è incalzato dall’inverno, che a sua volta è chiuso dalla primavera: così tutto passa per tornare. Non faccio né vedo mai niente di nuovo. Ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea. Per molti la vita non è una cosa penosa, ma inutile.

Noi, assai dissennati, crediamo che essa [la morte], sia uno scoglio, mentre è un porto, delle volte da cercare, ma mai da rifuggire, nel quale se qualcuno è spinto nei primi anni [di vita], non deve lamentarsi più di chi ha navigato velocemente.

La mia giovinezza sopportava agevolmente e quasi con spavalderia gli accessi della malattia. Ma poi dovetti soccombere e giunsi al punto di ridurmi in un’estrema magrezza. Spesso ebbi l’impulso di togliermi la vita, ma mi trattenne la tarda età del mio ottimo padre. Pensai non come io potessi morire da forte, ma come egli non avrebbe avuto la forza di sopportare la mia morte. Perciò mi imposi di vivere; talvolta ci vuole coraggio anche a vivere.

La vita è breve: evitiamo, dunque, programmi troppo estesi: ogni giorno, ogni ora ci mostra la nostra nullità e ricorda a noi smemorati, con qualche nuovo argomento, la nostra fragile natura. Allora noi, che facciamo programmi come se la nostra vita fosse eterna, siamo costretti a pensare alla morte. Si volge, infatti, ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.

Nessuno è tanto vecchio da non poter sperare in un altro giorno di vita. E un solo giorno è un momento della vita.

Che giovamento a quell’uomo ottant’anni passati senza far niente? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita; né è morto tardi, ma ha impiegato molto tempo per morire.

Breve è la vita che viviamo davvero. Tutto il resto è tempo.

Questo è l’unico motivo per cui non possiamo lagnarci della vita: essa non trattiene nessuno.

Vivere vuol dir combattere.

Bisogna vivere con questa convinzione: non sono nato per stare nel mio cantuccio, la mia patria è il mondo intero.

Vivi senza indugio.

La via è lunga se si va per regole, è breve ed efficace se si va per esempi.

La vita è lunga se è piena.

La vita, senza una meta, è vagabondaggio.

Noi viviamo come se dovessimo vivere sempre, non riflettiamo mai che siamo esseri fragili.

Brevissima e ansiosissima è la vita di quelli che dimenticano il passato, non curano il presente, temono il futuro: giunti all’ultima ora, tardi comprendono, disgraziati, di essere stati tanto tempo occupati a non far nulla.

Ognuno brucia la sua vita e soffre per il desiderio del futuro, per il disgusto del presente. Ma chi sfrutta per sé ogni ora, chi gestisce tutti i giorni come una vita, non desidera il domani né lo teme. Non c’è ora che possa apportare una nuova specie di piacere. Tutto è già noto, tutto goduto a sazietà. Del resto la sorte disponga come vorrà: la vita è già al sicuro. Le si può aggiungere, non togliere, e aggiungere come del cibo a uno già sazio e pieno, che non ne ha più la voglia ma ancora la capienza. Non c’è dunque motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perché ha i capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma è stato al mondo a lungo. Come credere che ha molto navigato chi la tempesta ha sorpreso all’uscita del porto menandolo qua e là in un turbine di venti opposti e facendolo girare in tondo entro lo stesso spazio. Non ha navigato molto, ma è stato sballottato molto.

Vivi adesso!

Nessuno di loro ti costringerà a morire, tutti te lo insegneranno; nessuno di loro consumerà i tuoi anni, anzi ti aggiungerà i suoi; di nessuno di loro saranno pericolosi i discorsi, funesta l’amicizia, dispendioso l’ossequio. Otterrai da loro tutto ciò che vorrai; non saranno loro a impedirti di attingere quanto più puoi contenere. Che felicità, che bella vecchiaia attende chi si è fatto loro cliente! Avrà con chi discutere i più piccoli e i più grandi problemi, chi consultare ogni giorno su se stesso, da chi udire verità non umilianti, ricevere lodi non adulatorie, sul cui modello formarsi.

Molto dunque si estende la vita del saggio, non è confinato negli stessi limiti degli altri: lui solo è libero dalle leggi dell’umanità, tutti i secoli ubbidiscono a lui come a dio.

Ci è stata data un vita abbastanza lunga e per il compimento di cose grandissime, se venisse spesa tutta bene; ma quando si perde tra il lusso e la trascuratezza, quando non la si spende per nessuna cosa utile, quando infine ci costringe la necessità suprema, ci accorgiamo che è già passata essa che non capivano che stesse passando. È così: non abbiamo ricevuto una vita breve, ma la rendiamo tale, e non siamo poveri di essa ma prodighi. Come ricchezze notevoli e regali, quando sono giunte ad un cattivo padrone, in un attimo si dissipano, ma, sebbene modeste, se sono state consegnate ad un buon amministratore, crescono con l’uso, così la nostra vita dura molto di più per chi la dispone bene.

I massimi ingegni d’ogni tempo potranno trovarsi d’accordo almeno su questo punto, eppure non finiranno mai di stupirsi per tale offuscamento degli intelletti umani: gli uomini non permettono ad alcuno di occupare i loro poderi e, se nasce una minima controversia sui confini, mettono mano alle pietre e alle armi. Tuttavia sopportano che altri si intromettano nella loro vita, anzi vi introducono essi stessi quelli che ne diventeranno i padroni. E mentre non si trova nessuno disposto a spartire il proprio denaro, a quanti ciascuno distribuisce la propria vita!

Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.

La vita è come un racconto: ciò che conta non è la sua lunghezza, ma la sua importanza.

La vita è divisa in tre momenti: passato, presente, futuro. Di questi, il momento che stiamo vivendo è breve, quello che ancora dobbiamo vivere non è sicuro, quello che già abbiamo vissuto è certo.

Nessuno può vivere felice se bada solo a se stesso, se volge tutto al proprio utile: devi vivere per il prossimo, se vuoi vivere per te.

Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata.

Proprio come sceglierò la mia nave quando mi accingerò ad un viaggio, o la mia casa quando intenderò prendere una residenza, così sceglierò la mia morte quando mi accingerò ad abbandonare la vita.

Se il corpo non assolve più le sue funzioni, non è meglio liberare l’anima dalle sue sofferenze? E forse bisogna agire un po’ prima del dovuto perché, arrivato il momento, non ci si trovi nell’impossibilità di farlo; il pericolo di vivere male è maggiore del pericolo di morire presto.

Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e, quel che forse sembrerà più strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire.

Ho vissuto abbastanza; ora, sazio, aspetto la morte.

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Seneca frasi latino

Pe scoprire ancora meglio Seneca, e perché no, per tutti coloro che sono incuriositi dalla lingua madre del filosofo, il latino, ecco le frasi di Seneca in latino tratte dalle sue epistole ad amici, compagni, letterati e famigliari. Le frasi in latino originali di Seneca.

Bene autem mori est effugere male vivendi periculum. Eadem illa ratio monet, ut, si licet, moriaris quemadmodum placet.
(Morire bene significa sfuggire al pericolo di vivere male. La ragione stessa ci esorta a morire in un modo, se è possibile, che ci piace).

Alium silere quod voles, primus sile.
(Ciò che vuoi che un altro taccia, tacilo tu per primo.)

O quam contempta res est homo, nisi supra humana surrexerit.
(Che cosa misera è l’umanità se non si sa elevare oltre l’umano.)

Ergo quaerimus quomodo animus semper aequali secundoque cursu eat propitiusque sibi sit et sua laetus aspiciat et hoc gaudium non interrumpat, sed placido statu maneat, nec attollens se umquam nec deprimens. Id tranquillitas erit.
(Dunque cerchiamo il modo per cui l’animo abbia un andamento sempre uguale e favorevole e sia propizio a se stesso e guardi lieto ai suoi beni e non interrompa questa gioia, ma resti in uno stato placido senza mai sollevarsi o deprimere. Questa sarà la tranquillità).

Hoc est illud punctum quod tot gentes ferro et igne dividitur? O quam ridiculi sunt mortalium termini!
(È tutto qui quel punto [la Terra], che viene diviso col ferro e col fuoco fra tante popolazioni? Oh quanto ridicoli sono i confini posti dagli uomini!)

Nec ego negauerim aliquando cedendum, sed sensim relato gradu et saluis signis, salua militari dignitate: sanctiores tutioresque sunt hostibus suis qui in fidem cum armis ueniunt.
(Né io negherei che talvolta occorra cedere, ma pian piano, a passo indietro, portando in salvo le insegne e l’onore militare: sono più assicurati e protetti dai loro nemici coloro che si arrendono in armi).

Hanc stabilem animi sedem Graeci euthymian uocant, de qua Democriti uolumen egregium est, ego tranquillitatem uoco: nec enim imitari et transferre uerba ad illorum formam necesse est; res ipsa de qua agitur aliquo signanda nomine est, quod appellationis graecae uim debet habere, non faciem.
(Questo stabile fondamento dell’animo i Greci lo chiamano euthymía, su cui v’è un egregio libro di Democrito; io la chiamo tranquillitas: non è infatti necessario imitare e tradurre le parole greche secondo la loro forma; la cosa propriamente, di cui è questione, va indicata con qualche nome che della voce greca deve avere la forza [espressiva] non l’aspetto).

Boni uiri laborant, inpendunt, inpenduntur, et uolentes quidem; non trahuntur a fortuna, sequuntur illam et aequant gradus; si scissent, antecessissent.
(I buoni faticano, spendono, si spendono e volentieri anche; non sono trascinati dalla fortuna, la seguono e adeguano il passo ; se l’avessero conosciuta, sarebbero passati innanzi).

Quare aliqua incommoda bonis viris accidant, cum providentia sit.
(Per quale ragione alcune sventure toccano ai buoni pur essendovi la provvidenza).

Democriti autem securitas, quae est animi tamquam tranquillitas, quam appellant eukumian , eo separanda fuit ab hac disputatione, quia [ista animi tranquillitas] ea ipsa est beata vita; quaerimus autem, non quae sit, sed unde sit.
(Quanto all’assenza d’affanni di Democrito, che è per così dire la tranquillità dell’animo, quella che chiamano euthymía, bisognava che fosse separata da questa dissertazione, perché è propriamente la felicità; ma noi cerchiamo [la felicità] non quale sia ma di dove venga).

Ut ulcera quaedam nocituras manus appetunt et tactu gaudent et foedam corporum scabiem delectat quicquid exasperat, non aliter dixerim his mentibus, in quas cupiditates uelut mala ulcera eruperunt, uoluptati esse laborem uexationemque.
(Come certe piaghe cercano le mani che le nuoceranno e godono del contatto e la sconcia scabbia di tutto quanto l’irrita ha diletto, non altrimenti direi che le menti in cui i desideri eruppero come male piaghe trovino piacere nella fatica e nello sbattimento).

Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt.
(Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri ci stanno dietro.)

Ars longa, vita brevis.
(L’arte è lunga, la vita è breve).

Ducunt volentem fata, nolentem trahunt.
(Il fato guida chi vuole lasciarsi guidare e trascina chi non vuole.)

Ecquid erubescitis? quod tam cito fit timetis diu!
(Non arrossite dunque? Ciò che avviene così velocemente lungamente lo temete!)

Venenum in auro bibitur.
(Il veleno si beve nelle coppe d’oro).

Numquid potes inuenire urbem miseriorem quam Atheniensium fuit, cum illam triginta tyranni diuellerent? […] Socrates tamen in medio erat, et lugentes patres consolabatur, et desperantes de re publica exhortabatur, et diuitibus opes suas metuentibus exprobrabat seram periculosae auaritiae paenitentiam, et imitari uolentibus magnum circumferebat exemplar, cum inter triginta dominos liber incederet.
(Puoi forse trovare città più infelice di quella ateniese quando la facevano a pezzi i trenta tiranni? […] Eppure Socrate era in piazza e consolava i senatori piangenti ed esortava chi disperava della repubblica e rimproverava i timorosi della loro ricchezza del pentimento tardivo della loro rischiosa avidità e a chi voleva imitarlo portava in giro un grande esempio nell’andare libero in mezzo a trenta padroni).

Vita, si uti scias, longa est.
(La vita, se tu sai usarla, è lunga).

Qui timide rogat, docet negare.
(Chi domanda timorosamente, insegna a rifiutare).

Appellauerit natura, quae prior nobis credidit, et huic dicemus: “Recipe animum meliorem quam dedisti; non tergiuersor nec refugio. Paratum habes a uolente quod non sentienti dedisti: aufer.
(Ci chieda la natura le cose che prima ci affidò, ecco che le risponderemo: “Riprendi un animo migliore di come lo desti: non tergiverso né mi sottraggo: hai pronto da chi vuole [dare] ciò che desti a chi non sentiva [di ricevere]; tieni).

Quod non vetat lex, hoc vetat fieri pudor.
(La vergogna proibisce ciò che la legge non proibisce).

O quam contempta res est homo, nisi supra humana surrexerit.
(Che cosa misera è l’umanità se non si sa elevare oltre l’umano).

Qui grate beneficium accipit, primam eius pensionem solvit.
(Chi accoglie un beneficio con animo grato paga la prima rata del suo debito).

Si quis dicit optimum esse nauigare, deinde negat nauigandum in eo mari in quo naufragia fieri soleant et frequenter subitae tempestates sint quae rectorem in contrarium rapiant, puto hic me uetat nauem soluere, quamquam laudet nauigationem.
(Se qualcuno dice che navigare è cosa ottima, poi nega che si debba navigare in un mare in cui i naufragi siano soliti e frequenti le improvvise tempeste che trascinino in rotta contraria il timoniere, costui penso mi vieta di salpare, anche se loda la navigazione).

Cui prodest scelus, is fecit.
(Colui al quale il delitto porta giovamento, quello ne è l’autore).

Ira quin species oblata iniuriae moveat non est dubium.
(Non vi è dubbio che l’ira muova dalla percezione di un’offesa ricevuta).

Quomodo fabula, sic vita: non quam diu, sed quam bene acta sit, refert.
(Come una commedia, così è la vita: non quanto è lunga, ma quanto bene è recitata, è ciò che importa.)

Prosperum ac felix scelus | virtus vocatur.
(Il delitto coronato dal successo prende il nome di virtù.)

Omnis instabilis et incerta felicitas est.
(La felicità è sempre instabile e incerta).

Manus manum lavat.
(Una mano lava l’altra).

Silent leges inter arma.
(Le leggi tacciono in tempo di guerra).

Alter otium ex proposito petit, alter ex causa.
(L’uno si volge all’ozio per scelta deliberata, l’altro per causa forzata).

Natura autem utrumque facere me uoluit, et agere et contemplationi uacare: utrumque facio, quoniam ne contemplatio quidem sine actione est.
(Natura autem utrumque facere me uoluit, et agere et contemplationi uacare: utrumque facio, quoniam ne contemplatio quidem sine actione est).

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Frasi di Seneca sull’amore

Attraverso le frasi di Seneca si comprende che egli era molto dedito alla politica e alla filosofia. Raramente si sbilancia sull’amore e certamente, non può essere considerato un poeta come Virgilio o Catullo che scrissero interi componimenti amorosi. Considerato che diverse opere sono andate perdute, qui di seguito i pensieri di Seneca sull’amore.

Ira d’amanti rinnova l’amore.

Ciò che il cuore conosce oggi, la testa comprenderà domani.

Non è bella la donna di cui si lodano le gambe o le braccia, ma quella la cui bellezza nel suo insieme distoglie dall’ammirare le singole parti.

L’attesa diminuisce le passioni mediocri e aumenta le grandi.

Le passioni non sono capaci né di servire né di comandare.

La persona cara che crediamo estinta non è morta, ci ha solo preceduto.

Se vuoi sentirti ricco conta le cose che non possiedi e che il denaro non può comprare.

Ti indicherò un filtro amoroso senza veleni, senza erbe, senza formule magiche: se vuoi essere amato, ama!

L’amore non può coesistere col timore.

L’amore di per se stesso, noncurante di nessuna altra cosa, accende gli animi nel desiderio della bellezza, insieme alla speranza di essere ricambiato.

Certo qualcosa di simile all’amicizia è nell’amore, che si potrebbe chiamare una folle amicizia.

Se la felicità consistesse nella sensualità, le bestie sarebbero più felici dell’uomo; l’umana felicità invece ha sede nell’anima, non nel corpo.

Voglio che la gioia non ti manchi mai, che ti nasca in casa.

Se mi arrenderò al piacere, dovrò arrendermi anche al dolore, alla fatica, alla povertà; anche l’ambizione e l’ira vorranno le mie energie, anzi sarò straziato fra tante passioni.

Sfuggir si può, non trarre a forza amore.

In amor sempre menzognera è l’ira.

Piaga d’amore chi la fa la sana.

Solo la filosofia riuscirà a destarci, e a scuoterci dal pesante sonno: consacrati tutto a lei. Tu sei degno di lei ed ella è degna di te: abbracciatevi.

A me bastano poche persone, anzi una sola o addirittura nessuna.

Come è dolce aver estenuato e abbandonato le passioni!

Una donna o ama o odia; non ha una via di mezzo.

Il pianto della donna è menzogna.

Negli occhi della donna vi sono due tipi di lacrime, le une provocate dal vero dolore, le altre indotte dalla scaltrezze.

Una donna che pensa sola, pensa cose cattive.

Carezze, non comandi, amor fan dolce.

Altro l’uom ha sul labbro, altro nel core.

Buon cuore offeso molto più s’adira.

Ama od odia la donna: il terzo è nulla.

Amore e senno è appena a dio concesso.

La miglior parentela è l’armonia dei cuori.

L’amante sa che brama, quello che sa, non vede.

Frutto al giovine è amor, delitto al vecchio.

Tempo, non volontà, spegne l’amore.

Amor, qual pianto, nasce dagli occhi e scende in petto.

Quanto impone a sé stesso il cuore ottiene.

Ama il padre s’è giusto; se non è tale, il soffri.

La paura e l’amor mal vanno insieme.

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Immagini frasi Seneca

Le immagini con frasi di Seneca riassumono tutti i concetti finora trattati: l’amore, la vita, lo scorrere del tempo e l’amicizia. Queste proposte di seguito sono foto da poter salvare e scaricare gratis. Ecco a voi le immagini con frasi belle di Seneca.

aforismi seneca
Il maggior ostacolo alla vita è proprio l’attesa: fa dipendere tutto dal domani e, intanto, sciupa l’oggi. Tu vorresti organizzare quanto è nelle mani del destino, e ti lasci sfuggire ciò che è già nelle tue. A quale scopo? A cosa vorresti arrivare? Tutto quanto deve ancora venire è incerto: vivi il tuo presente.
frasi seneca
While we teach, we learn. (Mentre s’insegna, s’impara). Seneca
frasi amicizia seneca
Una delle più belle qualità dell’amicizia vera è di capire e di essere capito. (Seneca)
frasi amicizia seneca
La legge del dono fatto da amico ad amico è che l’uno dimentichi presto di aver dato, e l’altro ricordi sempre di aver ricevuto. (Seneca)
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Ciò che il cuore conosce oggi, la testa comprenderà domani. (Seneca)
frasi belle Seneca
È durante la tempesta che conosciamo il navigatore. (Seneca)
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Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele-
frasi di Seneca
Chi è infatti più stolto di chi si compiace di ciò che non è opera propria?
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Sii servo del Signore se vuoi essere veramente libero.
frasi seneca
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.
È meglio imparare dalle cose inutili che non imparare niente.
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Nessuna cosa ci appartiene, soltanto il tempo è nostro.
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Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus.. (Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne sprechiamo molto).
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L’amore è un’amicizia impazzita.
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Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.
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Anche il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza.
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Chi accoglie un beneficio con animo grato paga la prima rata del suo debito.
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L’attesa diminuisce le passioni mediocri e aumenta le grandi.
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La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione.
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All cruelty springs from weakness. (Tutta la violenza arriva dalla debolezza).
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Quomodo fabula, sic vita: non quam diu, sed quam bene acta sit, refert. (Come una commedia, così è la vita: non quanto è lunga, ma quanto bene è recitata, è ciò che importa.)
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Si può capire il carattere di una persona dal modo in cui accoglie le lodi.
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Qui auget scientiam, auget et dolorem. (Quando aumenta il sapere, aumenta il dolore).
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Vita, si uti scias, longa est. (La vita, se sai usarla, è lunga.)
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Crea intorno a te solo pensieri e azioni positive.
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Vivere vuol dire combattere.
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Non è mai poco quello che è abbastanza.
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La vita è lunga se è piena.
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L’uomo è un animale sociale. Le persone non sono fatte per vivere da sole.
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Nessuna cosa è bella da possedere se non si hanno amici con cui condividerla!
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Non è libero chi è schiavo del proprio corpo.
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Di tanto in tanto è anche bello far pazzie.
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Moriamo ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l’infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte.
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Buon cuore offeso molto più s’adira.
frasi belle seneca
Il maggior ostacolo del vivere è l’attesa che dipende dal domani ma spreca l’oggi.
frasi tempo seneca
Il sole splende anche sui malvagi.
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Chi vorrà vivere tranquillamente non tratti molti affari privati ne molti affari pubblici.
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Vivi adesso!
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Carezze, non comandi, amor fan dolce.
frasi amore seneca
La verità non muore mai.
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L’amore non può coesistere con il timore.
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Voglio che la gioia non ti manchi mai, che ti nasca in casa.
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Ti indicherò un filtro amoroso senza veleni, senza erbe, senza formule magiche: se vuoi essere amato, ama!
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Nessuno è tanto vecchio da non poter sperare in un altro giorno di vita. E un solo giorno è un momento della vita.
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Mi chiedi qual è stato il mio progresso? Ho cominciato a essere amico di me stesso.
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Comincia a vivere subito e considera ogni giorno come una vita a sé.
frasi sulla vita seneca
Chi è amico ama, ma chi ama non sempre è un amico; e pertanto l’amicizia giova sempre, l’amore, invece, può a volte anche nuocere.
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Gli animali vivono cinque o dieci generazioni l’uno, mentre per l’uomo, che è nato per tante e tanto grandi imprese, è fissata una fine ben più vicina.

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Seneca: video

Se vi è venuta voglia di scoprire ancora di più questo autore latino, allora non vi resta che ascoltare i video con le frasi di Seneca. Un tuffo nell’età imperiale romana e nella vita di questo filosofo, tra i più importanti e stimati.

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Giulia Vigna
Educatrice professionale, lavoro quotidianamente con bambini e ragazzi. Peer supporter in allattamento, sostengo le mamme e organizzo incontri formativi. Da anni scrivo articoli che riguardano la sfera dell'essere donna, mamma e genitore.