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Frasi Pier Paolo Pasolini
Uno degli autori italiani novecenteschi più interessanti, ma anche controversi è sicuramente Pier Paolo Pasolini. Bolognese di nascita, ma vissuto in varie zone della penisola, le frasi di Pasolini e gli aforismi brevi rispecchiano la realtà del suo tempo. Egli ci parla della realtà a lui contemporanea attraverso la lente di un grande artista, che compone delle frasi che colpiscono ancora oggi.
Vediamo una raccolta di frasi belle e aforismi di Pasolini:
Pasolini: frasi celebri sulla sua epoca
Pasolini fu molto poliedrico, componendo sia opere poetiche sia narrative, ma anche saggi, opere teatrali, romanzi. Lavorò inoltre come regista, linguista e giornalista. Proprio nelle opere prodotte da questa sua ultima sfaccettatura artistica, troviamo delle frasi famose che ci descrivono il suo pensiero sulla società a lui contemporanea. Lo scrittore fu molto critico nei confronti della borghesia e del consumismo, a cui sono dedicate molte frasi significative. In altre frasi bellissime Pasolini parla della chiesa, del movimento studentesco e perfino del calcio.
Di seguito delle frasi stupende e delle frasi celebri di Pasolini:
Che cos’è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani, sostanzialmente, in piccolo borghesi, divorati, per di più, dall’ansia economica di esserlo? Che cos’è che ha trasformato le “masse” dei giovani in “masse” di criminaloidi? L’ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una “seconda” rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la “prima”: il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo “reale”, trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c’è più scelta possibile tra male e bene. Donde l’ambiguità che caratterizza i criminali: e la loro ferocia, prodotta dall’assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. Non c’è stata in loro scelta tra male e bene: ma una scelta tuttavia c’è stata: la scelta dell’impietrimento, della mancanza di ogni pietà.
L’opinione pubblica, come una belva, ha bisogno di essere tranquillizzata a proposito di fatti che essa non voglia odiare, mentre ha bisogno di essere aizzata a proposito di fatti che essa vuole odiare. I giornali per esempio sono restati visibilmente delusi, quando si affacciata l’ipotesi che ad ammazzare il bambino di Viareggio non sia stato, come speravano, un bruto; infatti, l’opinione pubblica sperava di poter essere soddisfatta in questo suo odio razzistico, che andava dunque drammatizzato.
La Chiesa non può che essere reazionaria: non può che essere dalla parte del Potere; non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza.
Certe cose sono sconvolgenti e inaccettabili alla comune coscienza. La comune coscienza è inadattabile alle atrocità. E ci sarà pure qualche ragione. Forse perché essa, in realtà, le vuole. La comune coscienza prima non ha accettato le atrocità naziste, e poi ha preferito dimenticarle… Certe cose atroci architettate o comunque volute dal Potere (quello reale non quello sia pur fittiziamente democratico) sono comunissime nella storia: dico comunissime: eppure alla comune coscienza paiono sempre eccezionali e incredibili.
Una nuova forma di potere economico (cioè la nuova, reale anima ‐ se Moro permette ‐ della democrazia cristiana, che non è più un partito clericale perché la Chiesa non c’è più) ha realizzato attraverso lo sviluppo una fittizia forma di progresso e tolleranza. I giovani che sono nati e si sono formati in questo periodo di falso progressismo e falsa tolleranza, stanno pagando questa falsità (il cinismo del nuovo potere che ha tutto distrutto) nel modo più atroce.
Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.
Ora, degli italiani piccolo-borghesi si sentono tranquilli davanti a ogni forma di scandalo, se questo scandalo ha dietro una qualsiasi forma di opinione pubblica o di potere; perché essi riconoscono subito, in tale scandalo, una possibilità di istituzionalizzazione, e, con questa possibilità, essi fraternizzano.
I vari casi di criminalità che riempiono apocalitticamente la cronaca dei giornali e la nostra coscienza abbastanza atterrita, non sono casi: sono, evidentemente, casi estremi di un modo di essere criminale diffuso e profondo: di massa.
Quando un giovane, o un anziano molto aggiornato, accusando se stesso e gli altri ‐ fino a ridursi alla disperazione e allo sciopero ‐ dice che non c’è nulla da fare, che il sistema non può fatalmente non “mangiare” dice in realtà: io desidero essere mangiato, sparire.
È esperienza di ogni giorno: si richiede la santità agli altri, per tenere tranquilla la coscienza, nel momento i cui ci si accorge che non sono santi. Ma nel momento in cui ci si accorge che lo sono, li si consacra. La consacrazione li discrimina, li cataloga: li rende innocui, e anche un po’ ridicoli e ufficiali.
La droga serve a sostituire la grazia con la disperazione, lo stile con la maniera.
L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è ora, il fascismo.
E quando dicevo che il Movimento Studentesco non può fare la guerra, volevo dire che la guerra la fanno gli eserciti, e che gli eserciti sono delle istituzioni.
In una società dove tutto è proibito, si può fare tutto: in una società dove è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa.
Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore.
L’Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo.
La televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci.
Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni.
Il potere è divenuto un potere consumistico, infinitamente più efficace nell’imporre la propria volontà che qualsiasi altro potere al mondo. La persuasione a seguire una concezione edonistica della vita ridicolizza ogni precedente sforzo autoritario di persuasione.
Detesto soprattutto il potere di oggi. Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile.
Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio «uomo» che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali.
In tutta l’India, in tutta l’Africa ho trovato delle situazioni sociologicamente simili a quelle del sottoproletariato romano e meridionale: la fine di una società agraria feudale che viene immediatamente a contatto con una società moderna in crisi.
La Chiesa ha fatto un patto col diavolo… un popolo degenerato, mostruoso, criminale… non ho speranze, non mi disegno un mondo futuro, tendo verso una forma anarchica.
La Borghesia rappresentava un nuovo spirito che non è certo quello fascista: un nuovo spirito che si sarebbe mostrato dapprima competitivo con quello religioso (salvandone solo il clericalismo), e avrebbe finito poi col prendere il suo posto nel fornire agli uomini una visione totale e unica della vita.
Il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo.
Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.
Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui.
L’ora è confusa,e noi come perduti la viviamo.
Finché perdura il sistema che si combatte (nella specie, il sistema capitalistico) esso non va considerato il male, perché anche sotto di esso c’è la realtà, ossia Dio. Infatti la realtà è infinitamente più estesa del sistema, ma il sistema è infinitamente più esteso di noi: e quindi, come il sistema non coprirà mai tutta la vita, noi non potremo mai giungere ai confini del sistema e scavalcarlo.
Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole.
Chi di noi assomiglia a un tecnico americano o a una guardia rossa cinese? Nessuno. Eppure l’apparente analogia tra “il rapporto sacrilego con il passato” del tecnico e quello del rivoluzionario, si verifica anche in Italia: per esempio, in certo atteggiamento drastico dei giovani, che condannano indiscriminatamente “tutto” ciò che è vecchio in nome della rivoluzione, facendosi così portatori di un valore neocapitalistico: la sostituzione totale del nuovo potere industriale ai vecchi poteri. Oppure nel culto che hanno certi gruppi di giovani per il lavoro collettivo, d’equipe! come se appunto si trattasse di una collettivizzazione del lavoro di tipo rivoluzionario e popolare, mentre si tratta proprio di una richiesta di spersonalizzazione da parte della cultura di massa.
Bisogna avere la forza della critica totale, del rifiuto, della denuncia disperata e inutile.
Strano a dirsi: è vero che i potenti sono stati lasciati indietro dalla realtà con addosso, come una ridicola maschera, il loro potere clerico-fascista, ma anche gli uomini dell’opposizione sono stati lasciati indietro dalla realtà con addosso, come una ridicola maschera, il loro progressismo e la loro tolleranza.
Nessuna maggioranza potrà mai abolire dalla propria coscienza il sentimento della «diversità» delle minoranze.
Finché il «diverso» vive la sua «diversità» in silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli viene assegnato, tutto va bene: e tutti si sentono gratificati della tolleranza che gli concedono. Ma se appena egli dice una parola sulla propria esperienza di «diverso», oppure, semplicemente, osa pronunciare delle parole «tinte» dal sentimento della sua esperienza di «diverso» si scatena il linciaggio, come nei più tenebrosi tempi clerico-fascisti. Lo scherno più volgare, il lazzo più goliardico l’incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella vergogna.
Il sogno di ogni giocatore (condiviso da ogni spettatore) è partire da metà campo, dribblare tutti e segnare. Se, entro i limiti consentiti, si può immaginare nel calcio una cosa sublime, è proprio questa. Ma non succede mai.
La Famiglia è tornata a diventare quel potente e insostituibile centro infinitesimale di tutto che era prima. Perché? Perché la civiltà dei consumi ha bisogno della famiglia.
La «continuità» della piccola borghesia italiana e della sua coscienza infelice (rifiuto della cultura, ansia della normalità, qualunquismo fisiologico, caccia alle streghe).
Ma di che specie è il riso che suscita Alberto Sordi? Pensateci un momento: è un riso di cui un po’ ci si vergogna.
Gli indiani non sono mai allegri: spesso sorridono, è vero, ma sono sorrisi di dolcezza, non di allegria.
Io credo nel progresso, non credo nello sviluppo E nella fattispecie in questo sviluppo. Ed è questo sviluppo, semmai, che dà alla mia natura gaia una svolta tremendamente triste, quasi tragica.
La Chiesa dovrebbe continuare ad accettare una televisione simile? Cioè uno strumento della cultura di massa appartenente a quel nuovo potere che «non sa più cosa farsene della Chiesa»? Non dovrebbe, invece, attaccarla violentemente, con furia paolina, proprio per la sua reale irreligiosità, cinicamente corretta da un vuoto clericalismo?
Gli uomini di questo universo [il mondo contadino] non vivevano un’età dell’oro, come non erano coinvolti, se non formalmente con l’Italietta. Essi vivevano l’età del pane. Erano cioè consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse, che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita.
L’ansia del consumo è un’ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l’ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell’essere felice, nell’essere libero: perché questo è l’ordine che egli ha inconsciamente ricevuto, a cui «deve» obbedire, a patto di sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza.
Ebbene anche per la lingua del calcio si possono fare distinzioni del genere: anche il calcio possiede dei sottocodici.
Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti dei «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere del campionato è sempre il miglior poeta dell’anno. In questo momento lo è Savoldi. Il calcio che esprime più goals è il calcio più poetico.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi – proprio per il modo in cui è fatto – dalla possibilità di avere prove e indizi.
Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento… sono cominciate a scomparire le lucciole… Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta.
A quanto pare, tutta la storia umana non fa altro che ripeterci una cosa: è solo ciò che è stato.
[Marco Pannella] Uno scandalo inintegrabile.
Il ciclismo è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto.
Sono vent’anni che la stampa italiana, e in primo luogo la stampa scritta, ha contribuito a fare della mia persona un controtipo morale, un proscritto. Non c’è dubbio che a questa messa al bando da parte dell’opinione pubblica abbia contribuito l’omofilia, che mi è stata imputata per tutta la vita come un marchio d’ignominia particolarmente emblematico nel caso che rappresento: il suggello stesso di un abominio umano da cui sarei segnato, e che condannerebbe tutto ciò che io sono, la mia sensibilità, la mia immaginazione, il mio lavoro, la totalità delle mie emozioni, dei miei sentimenti e delle mie azioni a non essere altro se non un camuffamento di questo peccato fondamentale, di un peccato e di una dannazione.
La cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione (ma forse anche in Francia e in Spagna), è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice.
La rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un «uomo che consuma», ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neolaico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.
Il bombardamento ideologico televisivo non è esplicito: esso è tutto nelle cose, tutto indiretto. Ma mai un «modello di vita» ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo o di donna che conta, che è moderno, che è da imitare e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! Il linguaggio della televisione è per sua natura il linguaggio fisico-mimico, il linguaggio del comportamento.
La continuità tra il ventennio fascista e il trentennio democristiano trova il suo fondamento sul caos morale e economico, sul qualunquismo come immaturità politica e sull’emarginazione dell’Italia dai luoghi per dove passa la storia.
L’Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione. […] Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione.
Prevedo la spoliticizzazione completa dell’Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come.
Bandiera Rossa, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.
Lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi.
Contro tutto questo voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.
Ho capito di colpo che cosa è oggi il Movimento Studentesco. Esso è un movimento politico la cui ascesi consiste nel fare. È qualcosa di più e di diverso dal pragmatismo talvolta ricattatorio sotto il cui segno il Movimento Studentesco è cominciato: pragmatismo che non trascendeva ancora se stesso in una specie di religione di se stesso: ma era un semplice dato, non privo, nei casi peggiori (il fanatismo per Che Guevara) di vecchia retorica piccolo borghese. Ora, per la prima volta, che io sappia, nella storia il Credere nasce dal Fare: mentre dal tempo della Bibbia, attraverso San Paolo fino ai giorni nostri, il Fare non era che l’altra faccia del Credere.
Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all’ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili ed incorruttibili.
La droga è sempre un surrogato. E precisamente un surrogato della cultura.
Non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con il calcio, per diventare un appassionato, un tifoso. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita. Io abitavo a Bologna. Soffrivo allora per questa squadra del cuore, soffro atrocemente anche adesso, sempre.
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Citazioni di Pasolini sull’amore e la letteratura
Pier Paolo Pasolini scrive anche dell’amore. La sua visione di questo sentimento è spesso rapportata alla realtà del suo tempo e al concetto di moralità. Pasolini compose frasi poetiche contro la moralità borghese e altre frasi che fanno riflettere sulla nostalgia dell’amore. L’artista ci ha lasciato anche delle frasi carine sulla letterature e sul ruolo del poeta e dell’intellettuale, la sua passione.
Ecco il pensiero di Pier Paolo Pasolini in citazioni belle e frasi:
Per amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura ‐ in senso specifico o, meglio, classista ‐ è un possesso: e niente necessita di una più accanita e matta energia che il desiderio di possesso.
La società preconsumistica aveva bisogno di uomini forti, e dunque casti. La società consumistica ha invece bisogno di uomini deboli, e perciò lussuriosi. Al mito della donna chiusa e separata (il cui obbligo alla castità implicava la castità dell’uomo) si è sostituito il mito della donna parte e vicina, sempre a disposizione. Al trionfo dell’amicizia tra maschi e dell’erezione, si è sostituito il trionfo della coppia e dell’impotenza. I maschi giovani sono traumatizzati dall’obbligo che impone loro la permissività: cioè l’obbligo di far sempre e liberamente l’amore.
Sono contrario alla legalizzazione dell’aborto perché la considero una legalizzazione dell’omicidio.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa e che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
È difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore. Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data. E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame d’amore, dell’amore di corpi senza anima. Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: ho passato l’infanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile, di un impegno immenso. Era l’unico modo per sentire la vita, l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita. Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata fuori dalla ragione. Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Solo nella tradizione è il mio amore.
Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura.
Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.
Ho sempre pensato, come qualsiasi persona normale, che dietro a chi scrive ci debba essere necessità di scrivere, libertà, autenticità, rischio.
Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto.
L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica.
Vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno.
Far degenerare le ansie dell’acquisto e delle produzione in qualcosa che è la loro purezza e la loro mancanza di funzione, è la parte del poeta.
Noi intellettuali tendiamo sempre a identificare la ‘cultura’ con la nostra cultura: quindi la morale con la nostra morale e l’ideologia con la nostra ideologia. Questo significa che esprimiamo, con questo, un certo insopprimibile razzismo verso coloro che vivono, appunto, un’altra cultura.
L’amore infine è aridità.
La mia vita futura non sarà certo quella di un professore universitario: ormai su di me c’è il segno di Rimbaud o di Campana o anche di Wilde, ch’io lo voglia o no, che altri lo accettino o no.
Ma naturalmente per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla.
Tu sei come una pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per poter essere ricostruita di una materiale più duraturo di quello della vita, cioè il materiale della poesia.
Il senso di pace, di avventura che mi dà l’essere in questo albergo nell’interno di Ischia, è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente.
Poiché il cinema non è solo un’esperienza linguistica, ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è un’esperienza filosofica.
La più grande attrazione di ognuno di noi è verso il passato, perché è l’unica cosa che noi conosciamo e amiamo veramente.
Questo nostro mondo umano, che ai poveri toglie il pane, ai poeti la pace…
Chi non ha pretese non ha neanche dispiaceri.
In un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza.
Bella e dolce Bologna! Vi ho passato sette anni, forse i più belli…
Nel mondo moderno ci sono due tipi di coppie: quelle borghesi privilegiate (edonistiche) che concepiscono il piacere distinto e separato dalla procreazione e quelle popolari, che per ignoranza e bestialità non arrivano a una simile concezione.
Sesso, consolazione della miseria!
Le nevrosi che causano le «regressioni» più terribili e incurabili sono dovute proprio a questo sentimento primo, di non essere accolti nel mondo con amore.
La libertà sessuale è necessaria alla creazione? Sì. No. O forse sì. No, no, certamente no. Però… sì. No è meglio no. O sì? Ah, incontinenza meravigliosa! (Ah, meravigliosa castità).
È dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori?
Io sono una forza del Passato. Solo nella tradizione è il mio amore.
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Opere e poesie di Pier Paolo Pasolini in frasi
Pasolini scrisse molto e si dilettò in vari generi. Le sue opere riflettono il suo modo di pensare e vengono convenzionalmente divise in quattro periodi. Queste fasi dell’attività dello scrittore, presentano anche l’evoluzione della vita di Pasolini dal mito del proletariato alla crisi finale. Nelle sue frasi e negli aforismi troviamo il suo Io più vero con frasi profonde e frasi commoventi.
Vediamo frasi ad effetto e frasi fortissime prese dalle opere di Pasolini:
Era una caldissima giornata di luglio. Il Riccetto che doveva farsi la prima comunione e la cresima, s’era alzato già alle cinque; ma mentre scendeva giù per via Donna Olimpia coi calzoni lunghi grigi e la camicetta bianca, piuttosto che un comunicando o un soldato di Gesù pareva un pischello quando se ne va acchittato pei lungoteveri a rimorchiare.
O guardo i crepuscoli, le mattine su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, come i primi atti della Dopostoria, cui io assisto, per privilegio d’anagrafe, dall’orlo estremo di qualche età sepolta. Mostruoso è chi è nato dalle viscere di una donna morta. E io, feto adulto, mi aggiro più moderno d’ogni moderno a cercare i fratelli che non sono più.
Tutto si integra nell’eterno ritorno: ciò lo sanno gli umoristi, i santi e gli innocenti.
Il successo è l’altra faccia della persecuzione.
Non posso tener conto della minor preparazione o capacità a comprendere quello che una proiezione vuol dire, da parte dell’uomo medio, perché in tal caso compirei un’immoralità nei confronti della libertà espressiva, non solo nei miei confronti ma anche nei confronti dello spettatore.
È da supporsi che un Credere (incondito, rimosso, non affrontato, spregiato) presieda a tutta questa operazione: e che non si tratti che di un ritorno adesso, attraverso la scoperta del Fare (dell’Organizzare).
Seri bisogna esserlo, non dirlo, e magari neanche sembrarlo!
La mia è una visione apocalittica. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare.
Il moralista dice di no agli altri, l’uomomorale solo a se stesso.
La volgarità è il momento di pieno rigoglio del conformismo.
Sei così stupido che quando la tua stupidità ti avrà ucciso e sarai all’inferno, crederai di essere in paradiso.
La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter più essere compresi.
È un brusio la vita.
Non appena un uomo rappresenta – con la propria fisicità – il proprio modo di guadagnarsi il pane, suscita pietà.
La verità non sta in un solo sogno ma in molti sogni.
Non esiste razionalità senza senso comune e concretezza. Senza senso comune e concretezza la razionalità è fanatismo.
E io ritardatario sulla morte, in anticipo sulla vita vera, bevo l’incubo della luce come un vino smagliante.
Lo sapevi, peccare non significa fare il male: non fare il bene, questo significa peccare.
L’altro è sempre infinitamente meno importante dell’io ma sono gli altri che fanno la storia.
Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone.
E io camminerò leggero, andando avanti, scegliendo per sempre la vita, la gioventù.
Solo nell’attimo in cui si è a tu per tu con la regola da infrangere si può sfiorare la rivelazione della verità.
Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano.
I primi ricordi della vita sono ricordi visivi. La vita, nel ricordo, diventa un film muto.
Una definizione di me stesso? È come domandare la definizione dell’infinito.
Lei non ha capito niente perché è un uomo medio. Un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista.
È la polvere, non il peccato, a separarci dal cielo.
Ognuno di noi è fisicamente la figura di un acquirente, e le nostre inquietudini sono le inquietudini di questa figura.
Il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità.
T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.
E, come un giovane, senza pietà o pudore, io non nascondo questo mio stato: non avrò pace, mai.
Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così sicuri. Non vogliamo essere subito già così senza sogni.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti, proprio perché fosti cosciente, sei incosciente. E solo perché sei cattolica, non puoi pensare che il tuo male è tutto il male: colpa di ogni male. | Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo, che valga una camminata senza fine per le strade povere, dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.
L’uomo medio dei tempi del Leopardi poteva interiorizzare ancora la natura e l’umanità nella loro purezza ideale oggettivamente contenuta in esse; l’uomo medio di oggi può interiorizzare una Seicento o un frigorifero, oppure un week-end a Ostia.
Ma cosa vuoi farci, preferisco la povertà dei napoletani al benessere della repubblica italiana, preferisco l’ignoranza dei napoletani alle scuole della repubblica italiana, preferisco le scenette, sia pure un po’ naturalistiche, cui si può ancora assistere nei bassi napoletani, alle scenette della televisione della repubblica italiana. Coi napoletani mi sento in estrema confidenza, perché siamo costretti a capirci a vicenda. Coi napoletani non ho ritegno fisico, perché essi, innocentemente, non ce l’hanno con me.
Alì dagli Occhi Azzurri uno dei tanti figli di figli, scenderà da Algeri, su navi a vela e a remi. Saranno con lui migliaia di uomini coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri.
Chi fui? Che senso ebbe la mia presenza in un tempo che questo film rievoca ormai così tristemente fuori tempo? Non posso farlo ora, ma devo prima o poi sviscerarlo fino in fondo, fino a un definitivo sollievo…
Mi domando che madri avete avuto. Se ora vi vedessero al lavoro in un mondo a loro sconosciuto, presi in un giro mai compiuto d’esperienze così diverse dalle loro, che sguardo avrebbero negli occhi? Se fossero lì, mentre voi scrivete il vostro pezzo, conformisti e barocchi, o lo passate a redattori rotti a ogni compromesso, capirebbero chi siete?
Un atleta ha un solo modo per realizzare pienamente la propria libertà: lottare liberamente per vincere.
Appena avrò un po’ di tempo pubblicherò un libro bianco di una dozzina di sentenze pronunciate contro di me: senza commento.
Porta con mani di santo o soldato l’intimità col Re, Destra divina che è dentro di noi, nel sonno. Credi nel borghese cieco di onestà, anche se è un’illusione: perché anche i padroni hanno i loro padroni, e sono figli di padri che stanno da qualche parte nel mondo.
Fa che emani ancora
vita dalla mia vita
non m’importa più il modo.
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Pasolini: immagini con frasi brevi
Le frasi speciali di Pasolini e le sue frasi belle brevi certamente trattano argomenti importanti e di forte impatto. Lo sguardo di questo importante scrittore sa donare a qualsiasi argomento la giusta sfumatura per colpire il lettore. Le frasi storiche di Pasolini danno una chiave di lettura diversa e importante della sua epoca. Accompagnando queste parole belle con delle immagini, il messaggio viene ancora più accentuato.
Di seguito il pensiero di Pier Paolo Pasolini in aforismi e immagini:
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